Dal 7 dicembre dell’anno scorso che gli italiani pagano la benzina più cara d’Europa e il secondo gasolio più costoso, dopo quello inglese. Quel giorno il governo fece scattare in anticipo il quinto aumento delle accise sui carburanti del 2011: un rialzo di 8,2 centesimi per la benzina e di 11,2 centesimi per il gasolio. Tra accise e Iva il carico fiscale sui carburanti l’anno scorso è salito di 20 centesimi per il gasolio e 16 per la benzina. Quel 7 dicembre la verde volò a 1,68 centesimi al litro, il gasolio a 1,67. Ma gli italiani non avevano ancora visto tutto. Nelle settimane seguenti il prezzo del petrolio si è impennato: la quotazione dei contratti futures del Brent (il greggio 'europeo') è passata da 105 a oltre 120 dollari al barile. Colpa delle tensioni sull’Iran e colpa delle banche, che non sapendo dove piazzare i mille miliardi di euro ricevuti in prestito a prezzi stracciati dalla Banca centrale europea hanno pensato di investirne un po’ sul petrolio. Anche Ali al Naimi, anziano ministro del Petrolio saudita, è rimasto interdetto: «Non riusciamo a capire perché i prezzi del petrolio si comportino in questo modo – ha spiegato da Doha lo scorso martedì – gli attuali valori non sono giustificati dal rapporto tra domanda e offerta». Il rialzo della materia prima, la cui quoÈtazione in euro è sui massimi storici, si è ovviamente scaricato anche sui carburanti. Il risultato, certificato dalle ultime rilevazioni europee, è che oggi gli italiani pagano la benzina in media 1,82 euro al litro, 15 centesimi in più della media europea, e il gasolio 1,73 euro al litro, 20 centesimi sopra la media dell’Ue. È una brutta situazione. I dati del Centro studi Promotor dicono che gli automobilisti hanno reagito tagliando i consumi (-9,6% nei primi due mesi nel confronto con un anno fa) ma comunque hanno finito per spendere 10,1 miliardi, cioè l’11% in più. Di questi, 5,5 (+19,8%) se li è intascati il Tesoro.
Senza un intervento fiscale il prezzo del carburante difficilmente scenderà. Se si escludono le tasse, il costo della benzina italiana è di soli 2 centesimi superiore alla media Ue, quello del gasolio di 4 centesimi. Anche annullando i due 'stacchi' i listini resterebbero a livelli molto elevati. Il decreto liberalizzazioni, approvato in via definitiva dalla Camera ieri, consente però qualche piccolo spazio di risparmio. «Considerate che il margine totale della compagnia petrolifera e del gestore è di circa 15 centesimi al litro. Noi possiamo agire solo su quello» spiegava ieri Paolo Grossi, vice presidente esecutivo per il 'retail' della divisione Refining & Marketing di Eni. Grossi ha presentato la strategia con cui il gruppo petrolifero controllato dal Tesoro intende migliorare la sua offerta sfruttando al massimo le opportunità concesse dalle liberalizzazioni. Le 4.500 stazioni di servizio Eni, ribattezzate 'eni station', saranno gradualmente trasformate. Intanto sarà potenziato il self service, con l’offerta iperself (che offre sconti tra i 5 e i 10 centesimi al litro ed oggi è scelta da un cliente su tre) non più limitata agli orari di chiusura ma proposta 24 ore su 24 per sette giorni la settimana. In molte stazioni arriveranno macchinette automatiche per vendere prodotti di largo consumo, come latte fresco, rasoi o auricolari per gli stereo (presto arriveranno anche i tabacchi). I 550 bar delle stazioni, gli 'eni cafè', resteranno aperti più a lungo e offriranno connessione WiFi ai clienti. L’obiettivo è aumentare le entrate dal cosiddetto 'non oil', unica strada 'industriale' per ammorbidire il rincaro figlio di tasse e mercato.
da Avvenire del 23 marzo 2012
Senza un intervento fiscale il prezzo del carburante difficilmente scenderà. Se si escludono le tasse, il costo della benzina italiana è di soli 2 centesimi superiore alla media Ue, quello del gasolio di 4 centesimi. Anche annullando i due 'stacchi' i listini resterebbero a livelli molto elevati. Il decreto liberalizzazioni, approvato in via definitiva dalla Camera ieri, consente però qualche piccolo spazio di risparmio. «Considerate che il margine totale della compagnia petrolifera e del gestore è di circa 15 centesimi al litro. Noi possiamo agire solo su quello» spiegava ieri Paolo Grossi, vice presidente esecutivo per il 'retail' della divisione Refining & Marketing di Eni. Grossi ha presentato la strategia con cui il gruppo petrolifero controllato dal Tesoro intende migliorare la sua offerta sfruttando al massimo le opportunità concesse dalle liberalizzazioni. Le 4.500 stazioni di servizio Eni, ribattezzate 'eni station', saranno gradualmente trasformate. Intanto sarà potenziato il self service, con l’offerta iperself (che offre sconti tra i 5 e i 10 centesimi al litro ed oggi è scelta da un cliente su tre) non più limitata agli orari di chiusura ma proposta 24 ore su 24 per sette giorni la settimana. In molte stazioni arriveranno macchinette automatiche per vendere prodotti di largo consumo, come latte fresco, rasoi o auricolari per gli stereo (presto arriveranno anche i tabacchi). I 550 bar delle stazioni, gli 'eni cafè', resteranno aperti più a lungo e offriranno connessione WiFi ai clienti. L’obiettivo è aumentare le entrate dal cosiddetto 'non oil', unica strada 'industriale' per ammorbidire il rincaro figlio di tasse e mercato.
da Avvenire del 23 marzo 2012
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