Cerca nel blog

giovedì 30 agosto 2012

In vacanza

Il blog resta fermo fino a fine settembre.
Ciao!

Il nuovo capitolo della vicenda Suntech


Nuovi guai italiani per il colosso cinese Suntech. Dopo che a fine luglio l’azienda leader nei pannelli fotovoltaici ha dovuto ammettere che i 560 milioni di Bund tedeschi messi in garanzia da un socio del Global Solar Fund (il Gsf, con cui il gruppo investe in Europa e in Italia) probabilmente non esistono, ieri tramite l’agenzia "Reuters" è emerso che lo stesso fondo è indagato a Brindisi per truffa allo Stato. Le controllate del Gsf avrebbero infatti aggirato la procedura per l’autorizzazione della realizzazione di parchi fotovoltaici con l’obiettivo di ottenere i generosi sussidi offerti dall’Italia. La legge fissa requisiti di un certo tipo per il via libera alla costruzione di parchi di potenza superiore a 1 MW e invece prevede un percorso agevolato per quelli di taglia minore. L’accusa del procuratore brindisino Nicolangelo Ghizzardi dice che le controllate del fondo della Suntech costruivano parchi di grandi dimensioni dividendoli in tanti impianti da 1 MW per ottenere i permessi più rapidamente. In un caso queste aziende avrebbero anche definito realizzato un impianto ancora in costruzione solo per non superare la scadenza prevista per gli incentivi. Se le accuse fossero confermate le controllate del fondo Gsf sarebbero costrette a spegnere i loro 20 MW di impianti fotovoltaici in Puglia, per un danno economico stimato in almeno 80 milioni di euro. Per Suntech, che già fatica a rimborsare gli 1,6 miliardi che deve alle banche e che probabilmente dovrà farsi carico dei 560 milioni di debiti rimasti senza garanzia, è un altro potenziale colpo letale.
da Avvenire di oggi.

martedì 28 agosto 2012

La Apple, la Xerox, la Samsung. E Android


Apple teme che Google le faccia quello che, negli anni '80, le ha fatto la Microsoft. Un po' di storia: Steve Jobs e Bill Atkinson (il disegnatore del Macintosh) crearono il primo Mac prendendo molti elementi dell'Alto, il computer elaborato dal Palo Alto Research Center della Xerox. Quel computer aveva molte novità, compresi il mouse e le finestre pop-up. Jobs visita il centro Xerox nel '79 e due giorni dopo chiede ad Atkinson di disegnare un computer con un mouse. Era l'Apple Macintosh, che debuttò nel 1984. Il computer però non vendeva e nel 1985 Jobs dovette lasciare la Apple. Bill Gates aveva introdotto Windows nel 1983, ma il sistema operativo funzionava malissimo fino alla versione aggiornata nel 1986. Windows aveva molte delle funzioni introdotte dalla Apple. Rapidamente il sistema della Microsoft divenne il re del mercato lasciando ad Apple una quota minima, attorno al 3%. Steve Jobs temeva che Android sarebbe stato per Apple il nuovo Windows. Nell'autobiografia dettata a Isaacson ha detto: "Google...ha fregato l'iPhone, il mercato all'ingrosso ci ha fregati. Se sarà necessario spenderò il mio ultimo respiro e spenderò fino all'ultimo i 40 miliardi di dollari delle casse della Apple per riparare questo torto. Distruggerò Android perché è un prodotto rubato...sarò termonucleare su questo".
dal Wsj

domenica 26 agosto 2012

Gli scioperi alla Hyundai


Alla Hyundai-Kia i dipendenti hanno iniziato a scioperare all'inizio di luglio per chiedere stipendi più alti e migliori condizioni di lavoro, inclusa la fine dei turni di notte. La protesta sta danneggiando la produzione: assieme hanno perso 90 mila auto, per un costo di 1,5 miliardi di dollari. I concessionari americani hanno ormai i parcheggi vuoti.
dal Wsj

sabato 25 agosto 2012

La deflazione che manca nella zona euro


Il principale problema della "periferia dell'euro" potrebbe essere che in questi paesi gli stipendi si stanno riducendo, ma i prezzi non scendono. Nel primo decennio dell'euro la periferia della zona euro ha avuto tassi di inflazione superiori a quelli tedeschi, aiutando la Germania a diventare il centro di produzione low cost dell'area. Perché la riduzione dei salari in Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia non danneggi i consumi interni occorre che anche i prezzi scendano, con tassi di inflazione che devono restare sotto quelli della Germania e in alcuni casi, come in Grecia, andare sotto zero. In Grecia, assicura Michail Chalaris, direttore dell'ispettorato nazionale sul lavoro "c'è margine per tagliare i prezzi senza eliminare i profitti. Forse il motivo è molto molto antico: l'avidità".
dal Wsj

venerdì 24 agosto 2012

La bolla immobiliare olandese


I prezzi delle case in Olanda sono scesi ai livelli del 2004. A luglio il calo anno su anno è stato dell'8%, il più pesante nei 17 anni di storia del Cbs, l'Istat olandese. A giugno l'indice aveva segnato -4,4% e a maggio -5,5%. Dal picco toccato nell'agosto del 2008 i valori sono sotto del 15%. Si rischia una devastante esplosione della bolla immobiliare: i mutui olandesi valgono complessivamente 640 miliardi, più o meno quanto l'intero Pil. Il governo olandese garantisce 140 miliardi di prestiti immobiliari.

giovedì 23 agosto 2012

Il debito delle famiglie sudcoreane


Dopo la crisi del 1997 il governo sudcoreano ha spinto le grandi aziende a ridurre i loro debiti. Le banche allora si sono rivolte al mercato dei consumatori. Il debito delle famiglie coreane adesso è al 164% dei loro redditi, una quota molto più elevata di quella che avevano gli Stati Uniti alla vigilia della crisi dei subprime. "Il debito delle famiglie sudcoreane - spiega Erik Lueth di Rbs - è vicino all'essere insostenibile".

mercoledì 22 agosto 2012

I pericoli della Fed

"Nel Faust di Goethe il diavolo convince un imperatore in bancarotta a stampare e spendere una grossa quantità di denaro per risolvere rapidamente i suoi problemi fiscali. Come conseguenza il regno si dissolve e finisce nel caos. Oggi i governi che si sono affidati al quantitative easing invece di fare le necessarie riforme strutturali sono probabilmente entrate nel più grande affare faustiano della storia finanziaria"
Nel 2008, prima del primo piano di QE, la Federal Reserve aveva capitale per 41 miliardi di dollari e debiti per 823 miliardi, con un rapporto debt-equity di 21. Nel 2011 il portafoglio della Fed era composto di 2.600 miliardi di dollari investititi in titoli del Tesoro, obbligazioni legate ai mutui, titoli delle agenzie, con un rapporto debt-equity di 51. Un aumento dei tassi di 100 punti base farebbe crollare il valore degli asset della Fed dell'8%, cioè di 200 miliardi, lasciando la banca centrale americana insolvente, con un deficit di circa 150 miliardi.
Scott Minerd sul Financial Times

giovedì 16 agosto 2012

Le pensioni degli immigrati


Il cittadino straniero che ha vissuto in Italia almeno 10 anni ha diritto, quando compie 65 anni, ad avere la sua pensione di vecchiaia (oggi 550 euro), anche se non ha mai versato contributi. I casi non sono numerosi: le stime dicono che sono 1.944 gli stranieri che ricevono l'assegno sociale (gli italiani sono 30.506) per un costo di 108 milioni di euro (ndr, questa stima sembra esagerata). Se il cittadino straniero torna nel suo Paese per un mese, l'assegno viene sospeso. Se sta via per un anno il trattamento viene revocato (lo spiega l'Inps). Le truffe non sono rare. "Qualche esempio: a Terni la questura ha individuato una donna di 76 anni a cui veniva versato l'assegno ma che risiedeva, in realtà, in India, a Cuneo sono ben 37 gli extracomunitari scoperti dalla guardia di finanza non presenti ma regolarmente pagati dall' Inps, 5 i casi ad Avellino segnalati all'autorità giudiziaria, nel modenese 23 persone straniere fingevano di avere la residenza in provincia in modo da percepire l'assegno. Solamente la Guardia di Finanza, nel 2011, ha individuato 270 fattispecie di questo tipo". C'è poi il fenomeno degli assegni pagati ai cittadini italiani che hanno vissuto in Italia magari da bambini si sono trasferiti all'estero e riescono comunque ad avere l'assegno grazie a una residenza falsa.

mercoledì 15 agosto 2012

La truffa in Puglia per Suntech


L'industria cinese dei pannelli solari è un mondo affollato di colossi morenti. Sono aziende cresciute a dismisura per ragioni più politiche che di mercato: il governo di Pechino anni fa ha deciso che la Cina doveva dominare il mercato mondiale delle energie alternative e non ha badato ha spese per raggiungere questo obiettivo. Solo nel 2010 la Repubblica Popolare ha finanziato le aziende del fotovoltaico con 25 miliardi di dollari. Inondate di denaro, le fabbriche si sono messe a produrre pannelli in quantità esagerate, finché il mercato non ha raggiunto un dimensione spaventosamente sproporzionata. Nel mondo oggi si producono il doppio dei pannelli solari che si comprano. In Cina – spiegava a gennaio Zhang Longenn, di JinkoSolar Holding – l’eccesso di produzione è del 75%: c’è mercato per 20 gigawatt di energia solare ma si producono pannelli per 75 GW.
Ovviamente in questa situazione i colossi del solare cinese bruciano soldi alla velocità della luce. Il più grosso di loro (cioè il più grande produttore di pannelli solari del pianeta) è la Suntech, un gruppo da 3 miliardi di dollari di fatturato che, tra un passivo e l’altro, ha subito in Italia quella che rischia di essere la botta finale: una truffa da mezzo miliardo di euro.
La vicenda, comunicata agli investitori (Suntech è quotata a Wall Street) lo scorso 30 luglio, è complessa. Qualche anno fa il gruppo cinese ha creato il Suntech Global Solar Fund (Gsf) per investire su aziende che gestiscono o sviluppano “solar farm”. L’obiettivo dei cinesi era quello di allargare il giro d’affari europeo dei pannelli solari, creando nel Vecchio Continente un adeguato mercato di sbocco. L’80% del fondo appartiene a Suntech, il 10% è in mano al manager interno Zhengrong Shi, un altro 10% è dello spagnolo Javier Romero, che era il miglior agente di Suntech in Europa e che diventa manager del nuovo fondo. Romero vede un buon affare nel solare in Puglia e crea, per l’occasione, Solar Puglia II, una società di diritto lussemburghese. L’investimento richiesto dall’operazione è consistente: più di 500 milioni di euro. I soldi (554 milioni di euro) arrivano con un prestito dalla China Development Bank, una delle maggiori banche di Stato della Repubblica Popolare. Ma la banca non concede crediti a società estere, chiede sempre che ci sia una controparte cinese. Per questo è il Gsf che si fa garante del prestito, coprendosi con 560 milioni di euro in titoli di Stato tedeschi messi a disposizione da un altro fondo, controllato tutto da Romero. Il massimo della sicurezza, di questi tempi. Se non fosse che quei Bund o sono contraffatti o non sono mai esistiti. I cinesi se ne sono accorti a luglio (mentre cercavano di vendere la loro quota nel fondo Gsf per raccogliere soldi e pagare i debiti). Quindi Suntech ha un debito da 554 milioni di euro con la Development Bank, debiti che si aggiungono ai 540 milioni di dollari che l’azienda deve rimborsare alle banche nella prima metà dell’anno prossimo e agli 1,6 miliardi di indebitamento complessivo.
Le cose sarebbero potute andare diversamente se la banca cinese avesse dato retta ad Alberto Forchielli, il titolare del fondo di private equity Mandarin Capital Partners, al quale la China Development Bank si era rivolta chiedendogli di partecipare al progetto di Solar Puglia. Forchielli ha raccontato all’agenzia Reuters di avere ripetutamente avvertito la banca – sua socia in numerosi progetti – che in quel’affare pugliese lui sentiva odore di truffa: «Ci è venuto il sospetto perché era citata una serie di nomi importanti di società, banche, consulenti legali legati al progetto, secondo una tattica normalmente adottata dai truffatori secondo quella che è la mia esperienza». Ma la banca ha ignorato il consiglio e probabilmente non lo ha nemmeno girato alla Suntech.
L’incidente pugliese ha costretto Suntech ha rimandare la presentazione dei risultati del secondo trimestre 2012. Prima di chiudere i conti i manager vogliono valutare precisamente i danni. Nel frattempo gli investitori spostano i loro soldi altrove: il titolo Suntech, quotato a Wall Street, valeva 1,6 dollari prima del 30 luglio, ra vale si è no un dollaro. Ieri i cinesi hanno annunciato di avere ottenuto da un non specificato tribunale europeo il blocco di tutti gli asset dell’azienda di Romero. Devono sperare che gli asset dello spagnolo, a differenza dei suoi Bund, valgano davvero qualcosa. Anche le banche di Stato cinesi, sempre generose con i campioni del fotovoltaico nazionale, si stanno spazientendo e, considerati i danni di questa incredibile truffa italiana, potrebbero negare a Suntech una nuova ristrutturazione del debito. Staccandole definitivamente la spina.
(mio pezzo da Avvenire di oggi)

martedì 14 agosto 2012

Ilva, lo stato della questione

La cronologia
Tutto comincia il 25 luglio, con il sequestro firmato appunto dal Gip Todisco a cui segue, il 7 agosto, la decisione del Tribunale del riesame: i giudici Antonio Morelli, Rita Romano e Benedetto Ruberto, «in parziale modifica del decreto di sequestro preventivo», nominano «custode e amministratore delle aree e degli impianti sequestrati» anche il presidente dell'Ilva Ferrante, revocando Mario Tagarelli nominato in precedenza dalla Todisco. Poi dispongono che «i custodi garantiscano la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e dell'attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti». 
Fine. A molti viene il dubbio se, con queste parole, il Tribunale abbia confermato il blocco degli impianti oppure no, consentendolo solo per la messa in sicurezza dell'Ilva. Bisogna attendere il deposito delle motivazioni. Ma il 10 agosto, a seguito di una richiesta di direttive e indicazioni dei custodi, il Gip dà la sua interpretazione: non è prevista «alcuna facoltà d'uso degli impianti a fini produttivi». Quanto a Ferrante, ne ridimensiona i poteri di custode-amministratore conferitigli dal Tribunale e lo indica come «datore di lavoro» ai sensi della legge sulla sicurezza sul lavoro. A quel punto, un'agenzia Ansa dell'11 agosto, alle 16,43 riferisce che Ferrante «impugnerà immediatamente» il provvedimento. Il Gip la legge, va in ufficio, accende il computer e scrive che «le circostanze rendono manifesta l'incompatibilità del presidente del Cda con l'ufficio pubblico di custode e amministratore delle aree e degli impianti» dell'Ilva sottoposti a sequestro preventivo «stante il palese conflitto tra gli interessi» di cui Ferrante è portatore, in quanto amministratore e legale rappresentante dell'azienda, «e gli obblighi gravanti sui custodi e amministratori dei beni in sequestro». Gli revoca la nomina e rimette Tagarelli, cioè rovescia la decisione del Riesame, senza aspettare di leggerne le motivazioni.

dal Sole

La riqualificazione
Al di là del conflitto giudiziario-politico restano gli obblighi da ottemperare. Prendiamo Tamburi, il quartiere che sorge a ridosso dell'Ilva. È formalmente fuori dai confini dell'azienda. Ma, in realtà, è come se fosse incorporato dentro al gigantesco organismo dell'acciaieria. L'azienda dovrebbe aumentare le barriere fra il quartiere e i parchi minerali, dove si trovano mucchi di minerali così imponenti da essere chiamati "colline". In questo maniera si dovrebbe frapporre un muro fisico più alto alla polvere che si alza da questi enormi mucchi, che sorgono a poche centinaia di metri dalle case. Inoltre, su questi giganteschi cumuli di materiali andrebbe raddoppiata la superficie di "filmaggio", come è chiamata la pellicola chimica che viene condensata sulla loro sommità per tenerli fermi e impedire che i residui vengano portati via dal vento. Peraltro, su questo delicato versante che tanto incide nel rapporto fra la fabbrica e la città, Ferrante si era perfino dichiarato disponibile a spostare altrove le colline artificiali.
Poi, nel ciclo produttivo in via di traumatica rimodulazione aziendal-giudiziaria, dai parchi i minerali vengono portati negli agglomerati, dove subiscono le prime lavorazioni. Qui l'azienda, secondo il gip, dovrà adottare il trattamento a umido dei fumi e realizzare la copertura dello stoccaggio di pet-coke. Quindi, come capita in tutti gli stabilimenti siderurgici caratterizzati dal ciclo a caldo, gli operai trasportano il semilavorato dagli agglomerati alle cokerie, dove si effettua la distillazione del coke e la sua trasformazione in ghisa. Qui occorrerà prendere alcune misure significative: adeguare gli impianti di abbattimento nella produzione di calce, migliorare le procedure di manutenzione degli impianti di cokefazione, ridurre l'impatto emissivo delle batterie numero cinque, sei, nove, dieci e undici, rifare i refrattari dei forni coke che presentano anomalie definite tecnicamente "fessurazioni" e "criccature", attivare la videosorveglianza e realizzare un dispositivo di controllo delle emissioni collegate alle torce, cioè i fumaioli da cui escono i gas.
Nell'area a caldo si trova poi l'altoforno, in cui la ghisa diventa acciaio fuso. In questa parte (strategica) della più grande fabbrica di acciaio d'Europa, andrebbero attuate almeno due misure: ridurre le emissioni inquinanti nel caricamento dei materiali e sostituire i sistemi di abbattimento ad umido con un sistema di abbattimento con filtro a tessuto nelle attività di colaggio della ghisa. L'"agenda Todisco", che ora va letta alla luce del doppio shock di venerdi e di sabato, è dunque molto densa. A questo punto dall'altoforno l'acciaio fuso finisce nelle acciaierie, dove si solidifica diventando bramma, il nome tecnico del primo semilavorato. Nelle acciaierie dovrebbero essere utilizzati i filtri a tessuto, anziché gli elettrofiltri, per la delicata fase della depolverazione secondaria, essenziale per mondare il prodotto dalle impurità. Nell'area a caldo vanno pure adeguate le fasi di trasferimento e di trattamento della ghisa fusa. E, soprattutto, per la Todisco bisognerebbe intervenire sull'acciaieria numero uno, per regolare il soffiaggio dell'ossigeno nel convertitore e migliorare l'aspirazione dei fumi nell'acciaieria.
L'obiettivo, secondo il gip, è evitare (o almeno ridurre al minimo) lo slopping, le nuvole rosse che si vedono qualche volta nel cielo di Taranto. L'acciaio viene poi trasferito nelle fasi a freddo, dove diventa laminato o coils. Un'area della fabbrica che non è sottoposta a sequestro. Intorno a tutto lo stabilimento si dovrebbero aggiungere quattro nuovi rilevatori per il campionamento e il monitoraggio delle diossine, uno dei temi più delicati e controversi. Più la standardizzazione e la tracciabilità delle procedure di manutenzione e gli adeguamenti dei sistemi informatici, in particolare per memorizzare le ispezioni periodiche. I Riva, che dal 1995 hanno investito nell'obsoleto impianto Italsider 4,5 miliardi di euro (1,1 miliardi per l'ambiente), secondo questa impostazione hanno il ruolo di silenti "ufficiali pagatori" di una somma gigantesca che, per ora, nessuno è in grado di stimare.

Dal Sole

Il sistema
Dopo la privatizzazione della siderurgia e con la progressiva chiusura degli altri poli del ciclo integrale, Taranto è rimasto il maggiore stabilimento produttore di acciaio primario in Europa. La sua produzione è sottoposta alle stesse regole ambientali dei concorrenti dell'Europa comunitaria e i suoi prodotti alimentano le seconde lavorazioni sparse in tutta Italia, costituendo un vantaggio competitivo per gli utilizzatori. Se le produzioni a caldo di Taranto dovessero chiudere, sparirebbero anche quelle di prima trasformazione, non soltanto a Taranto, con i relativi posti i lavoro. 
Scendendo ancora nella filiera, l'industria meccanica dovrebbe utilizzare prodotti intermedi di importazione, aggravando ulteriormente la bilancia commerciale e perdendo il vantaggio competitivo di disporre di fornitori vicini in grado di rispondere con tempestività a variazioni quantitative e qualitative negli approvvigionamenti. Basterebbe questo a spiegare l'impegno con cui il ministro dello Sviluppo segue la vicenda. Ma non c'è solo questo.

sempre dal Sole

mercoledì 8 agosto 2012

La frase

"A che serve la bomba atomica, se i tedeschi hanno il Deutsche Mark?" (Hubert Vèdrine, consigliere di Mitterand)