Il ministero dell'Economia italiano ha aperto posizioni in derivati su circa 160 miliardi di debito pubblico, l'8% del totale. In base ai dati forniti in Parlamento dal governo giovedì 15 marzo 2012, circa 100 miliardi sono interest rate swap, 36 miliardi cross currency swap, 20 swaption e 3,5 miliardi sono swap stipulati in origine da Infrastrutture spa (Ispa) e poi trasferiti a fine 2006 alla Repubblica italiana. "I 36 miliardi di euro di nozionale dei cross currency swap corrispondono alla quasi totalità dei titoli emessi nel corso degli anni in valuta non euro, sotto il programma delle missioni internazionali. Pertanto, la quasi totalità delle missioni estere sono state coperte dal rischio valutario", ha spiegato il governo rispondendo a un'interpellanza presentata dall'Italia dei valori alla Camera. DA DERIVATI MAGGIORI INTERESSI PER OLTRE 6 MLD 2006-2010 Il Tesoro ricorre ai derivati per cercare di ridurre gli interessi sul debito o per sterilizzare il rischio di cambio. L'evoluzione dei mercati può però essere sfavorevole e il saldo dei flussi di cassa porta in quel caso a maggiori oneri e non a risparmi di spesa. È anche possibile che i derivati siano volutamente strutturati per produrre saldi positivi nei primi anni e saldi negativi a partire da un certo periodo in poi. Nel 2011 l'operatività in derivati si è tradotta in maggiori interessi sul debito per circa 2 miliardi, in base ai dati parziali anticipati da Istat a inizio marzo che si riferiscono al totale delle amministrazioni pubbliche, quindi non solo al Tesoro ma anche a regioni, province e comuni. Istat non fornisce dati disaggregati tra amministrazione centrale ed enti locali ma la parte preponderante delle operazioni in derivati fa capo al Tesoro. Le più recenti serie storiche di Istat non indicano effetti sul bilancio prodotti dai derivati fino al 1997. Dal 1998 al 2010 il saldo dei flussi ha generato un risparmio complessivo per l'Erario di 3,239 miliardi. I derivati hanno prodotto risparmi di spesa fino al 2005, poi i diversi contratti in essere hanno cominciato ad aumentare gli interessi sul debito, producendo un onere complessico di oltre 6 miliardi tra 2006 e 2011. Ecco l'intera serie storica disponibile (in milioni di euro), dove un valore positivo indica minori interessi e un valore negativo maggiori interessi: 1998 3.015 1999 490 2000 1.023 2001 610 2002 883 2003 474 2004 498 2005 608 2006 -260 2007 -568 2008 -595 2009 -1.166 2010 -1.773 IL CASO MORGAN STANLEY Il 3 gennaio 2012 Morgan Stanley ha ottenuto dal Tesoro la chiusura di due interest rate swap e di due swaption in conseguenza di una clausola di "Additional termination event" presente nel contratto quadro (Isda master agreement). Per chiudere la posizione l'Italia ha dovuto versare alla banca 2,6 miliardi di euro circa, pari al valore dei flussi futuri scontati al presente (mark to market). "Tale clausola, risalente alla data di stipula del contratto, nel 1994, era unica e non presente in nessun altro contratto quadro vigente tra il ministero e le sue controparti, e non è stato possibile, nel corso degli ultimi anni, rinegoziare la stessa. In virtù di tale clausola, si è proceduto alla chiusura anticipata di alcuni derivati con Morgan Stanley, regolandone il controvalore in 2,567 miliardi senza il coinvolgimento di terze parti", ha reso noto il governo nell a risposta all'interpellanza di giovedì scorso. La notizia, emersa per la prima volta a inizio febbraio, alimenta polemiche da settimane per l'impatto che l'operazione ha avuto sul bilancio pubblico. L'Italia dei valori, come in altre occasioni la Lega Nord, ha insinuato alla Camera che nell'operazione vi sia stato un potenziale conflitto di interessi. "L'idea che ci sia stata una chiusura volontaria anticipata della posizione può dare adito a qualche riflessione che tiene conto anche dei soggetti interessati da questa operazione. Per carità, nessuno pensa che sia un delitto il fatto che il figlio del presidente del Consiglio lavori per Morgan Stanley e che il capo country manager per Morgan Stanley in Italia sia Domenico Siniscalco, che è stato ministro dell'Economia e delle Finanze in un precedente governo [di Silvio] Berlusconi. Lei esclude che ci sia una terza parte, qualcuno parlava di Banca Intesa il cui amministratore delegato oggi è ministro di questa Repubblica", ha detto il deputato Idv Antonio Borghesi riferendosi anche al titolare dello Sviluppo economico, Corrado Passera. TESORO NON DIFFONDE DATI SU MARK TO MARKET COMPLESSIVO Per capire quanto rischia potenzialmente l'Italia dal suo portafoglio in derivati bisognerebbe avere il mark to market complessivo dei contratti, che indica in un dato momento quanto una parte dovrebbe pagare all'altra per chiudere tutte le posizioni in essere. Il Tesoro non intende tuttavia diffondere questa informazione. Il mark to market "varia continuamente al variare sia del livello dei tassi di mercato sia della conformazione della curva dei rendimenti. Appare evidente che lo stesso è, quindi, un valore in continuo mutamento, la cui rilevanza per uno Stato sovrano risulta essere limitata", ha sostenuto il governo alla Camera. ITALIA FA PEGGIO DI PRINCIPALI STATI UE L'Italia non sembra ottenere buoni risultati nella sua gestione dei derivati se paragonata agli altri principali Stati europei. Infatti, in quei Paesi dove i derivati producono maggiori interessi, gli importi sono molto inferiori a quanto registra l'Italia. Ecco la tabella con i dati Eurostat aggiornati ad ottobre 2011 ed elaborati da Reuters (in milioni di euro, anche qui un valore positivo indica minori interessi e un valore negativo maggiori interessi): 2007 2008 2009 2010 Cumulato Italia -568 -595 -1.166 -1.773 -4.102 Germania 220 -20 -150 140 190 Francia 342 326 549 386 1.603 Spagna 9 -27 -45 52 -11 Regno Unito (CY) * 284 -538 -936 -274 -1.464 Regno Unito (FY) ** 187 -850 -1.060 200 -1.523 * Anno di calendario ** Anno finanziario LE CARTOLARIZZAZIONI Il Tesoro ha realizzato numerose operazioni di cartolarizzazione tra gli anni Novanta e i primi anni del 2000 per ridurre deficit e debito pubblico. La maggior parte delle operazioni ha avuto fine nel 2005, a causa delle nuove regole imposte da Eurostat. Con le cartolarizzazioni il Tesoro ha "attualizzato" ricavi attesi negli anni a venire da varie operazioni: cessione di immobili (Scip), recupero di crediti contributivi (le varie tranche di Inps, Scic Personal loans), incentivi alla ricerca(Scic research), gettito atteso dal gioco del lotto (Lotto). A fine 2005, secondo un documento depositato dal Tesoro in Senato il 25 febbraio 2009, le operazioni di cartolarizzazione hanno prodotto incassi complessivi per 39,84 miliardi. La stima dei ricavi non coincide con l'effetto di riduzione di deficit e debito per via delle regole di contabilità pubblica fissate in sede europea. Le cartolarizzazioni si sono tradotte infatti in 27,3 miliardi di minor debito e in 6,59 miliardi di minor indebitamento netto, dopo che, nel luglio 2002, Eurostat ha imposto all'Italia di riclassificare due cartolarizzazioni, azzerandone l'effetto positivo sui conti pubblici di Roma. Non tutte le operazioni si sono chiuse con un saldo positivo. Nella primavera del 2009 il Tesoro ha rimborsato le tranche residue di Scip con un onere complessivo per le casse dello Stato pari a 1,735 miliardi di euro. Di seguito i dati ufficiali del Tesoro per le sole operazioni di cartolarizzazione, in base al documento del 25 febbraio 2009 (in milioni di euro): EFFETTO RIDUZIONE: ANNO OPERAZIONI DEBITO DEFICIT RICAVI 1999 INPS1 0 0 4.647 2000 INAIL 0 0 1.348 2001 INPS2 1.190 0 1.706 LOTTO 0 0 2.996 SCIP1 0 0 1.994 2002 INPS3 1.959 0 2.999 SCIP2 6.596 6.596 6.596 2003 INPS4 2.998 0 2.998 SCIC PERS. LOANS 4.227 4.227 SCIC LOCAL AUTHORITIES 539 539 2004 SCIC RESEARCH 1.243 0 1.243 INPS5 3.548 0 3.548 2005 INPS6 4.999 0 4.999 TOTALE GENERALE 27.301 6.596 39.844 Eurostat ha adottato, soprattutto nel 2007, una serie di indirizzi che hanno limitato la possibilità di ricorrere alle cartolarizzazioni. "A partire dal 2007, qualsiasi cartolarizzazione realizzata secondo gli standard di questo mercato avrebbe comportato un aumento del debito secondo le regole comunitarie", ha spiegato il Tesoro nel documento depositato in Senato. (Giuseppe Fonte) Sul sito www.reuters.com altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia
Cerca nel blog
martedì 20 marzo 2012
I derivati del Tesoro
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento