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sabato 7 aprile 2012

Il petrolio che serve a Ryiadh

In Arabia Saudia la domanda di energia sale del 10% all'anno. Così Riyadh è costretta di usare 3 milioni di barili di petrolio al giorno (il 25% della produzione) per i consumi interni. Calcola la Iea che l'Arbia consuma più petrolio della Germania, che ha il triplo di abitanti e un'economia cinque volte più grande. Il problema è che se l'Arabia ha bisogno del suo petrolio l'Occidente vede ridursi la "spare-capacity" araba, con cui Ryadh può venirgli incontro nei momenti di tensioni sul prezzo. Uno studio di Jadwa Investment dice che più o meno attorno il 2020 la spare capacity sarà azzerata e per il 2043 il Paese sarà costretto a tenersi tutto il petrolio che produce.

Wsj

La panflazione


L'Economist evidenzia i rischi della panflazione, che è poi l'aumento generalizzato di ogni cosa. Le taglie dei vestiti, oggi più capienti di un tempo (la 42 di oggi è la vecchia 44 etc.), le porzioni dei cibi e delle bevande, che non esistono più, nel nome, in versione "piccola", e poi le classi degli hotel, i voti degli studenti, i titoli lavorativi (sono tutti manager, sotto diverse forme). La panflazione serve solo a fare sentire meglio clienti. Ma "ogni inflazione svaluta ciò che infetta. Oscura l'informazione e quindi distorce i comportamenti". Diceva Karl Otto Pöhl, un tempo alla guida della Bundesbank: l'inflazione è come il dentifricio, è facile spingerlo fuori dal tubetto, quasi impossibile da rimettere dentro.

venerdì 6 aprile 2012

La Balena di Londra




Per i giganti di Wall Street da quest’estate la vita potrebbe complicarsi molto. A luglio dovrebbe dovrebbe entrare in vigore la "Volcker Rule", la regola – contenuta nel più generale Dood-Frank Act, la riforma della finanza americana – che vieta alle banche d’affari di fare investimenti in Borsa con i loro stessi capitali invece di limitarsi a scommettere i soldi dei clienti. I funzionari della Sec, l’organismo che vigila su Wall Street, da mesi stanno studiando assieme ai colleghi della Federal Reserve come applicare concretamente la nuova regola. L’idea è quella di consentire alcune eccezioni. Le grandi banche d’affari, JPMorgan, Goldman Sachs e Morgan Stanley, stanno facendo pressione per mantenere il massimo grado possibile di libertà.
Ma la storia della "Balena di Londra", raccontata ieri dall’agenzia <+corsivo>Bloomberg<+tondo> e dal <+corsivo>Wall Street Journal<+tondo>, indebolisce duramente le argomentazioni delle banche. La "Balena di Londra" si chiama Bruno Iksil, è francese e dal 2005 lavora a Londra per JPMorgan. Iksil non fa il trader con i soldi dei clienti, ma lavora nella divisione "chief investment office", l’unità che si occupa di gestire il patrimonio della banca americana. È una divisione che non fa scommesse azzardate, ma ha il compito di proteggere gli asset di JPMorgan. Iksil è quindi attivo proprio in quell’ambito di attività bancaria che la "Volcker Rule" punta a ridurre al minimo, se non ad eliminare.
Se lo chiamano la "Balena di Londra" è perché questo trader nelle ultime settimane ha mosso una quantità di denaro impressionante sul suo mercato di riferimento, quello dei <+corsivo>credit default swap<+tondo> (i titoli con cui gli investitori si assicurano contro il fallimento della loro controparte). «Non avevamo mai visto niente del genere» hanno raccontato ai giornalisti i trader di cinque fondi speculativi e di banche d’affari rivali che si sentono danneggiati dalla distorsione dei prezzi che Iksil è in grado di produrre. La Balena avrebbe accumulato una posizione enorme, da 100 miliardi di dollari, sul principale indice americano dei Cds, e con questa massa di movimento le sue operazioni sono in grado di scuotere il listino in maniera violenta. Iksil sarebbe anche riuscito a "rompere" qualcuno dei principali indici dei Cds, creando una disparità tra il valore dell’indice e quello della media dei Cds delle società.

La storia del disastro Kodak

Non è stata la velocità del passaggio dall'analogico al digitale a uccidere Kodak, che a gennaio ha fatto ricorso al Chapter 11, ma la sua lentezza. L'azienda è stata all'avanguardia tecnologica per tutti gli anni '70 e '80 e ha sempre seguito l'evoluzione della tecnologia, ma per molto tempi la necessità del cambiamento tecnologico non è stata considerata sufficientemente urgente da convincere dipendenti, investitori e dirigenti che era il caso di modificare un modo di fare affari consolidato da decenni.

Lo scrive Andrew Hill, sul Financial Times

Contro la turboborsa


I funzionari della Sec stanno indagando sugli effetti che hanno in Borsa i movimenti delle aziende che investono ad altissima velocità. Vogliono capire se hanno vantaggi illeciti sugli altri investitori.

giovedì 5 aprile 2012

Perché la Spagna spaventa i mercati

"Non c'è un dato economico che ispiri ottimismo. L'economia è attesa in frenata dell'1,7% quest'anno. Il tasso di disoccupazione è al 23%. Un giovane su due non lavora. I consumi nel 2011 si sono contratti dell'1,3%. Gli investimenti privati scendono. Il sistema bancario è in crisi, principalmente perché è troppo esposto su un settore immobiliare che dai massimi del 2008 ha registrato prezzi in calo del 25%. Le finanze pubbliche soffrono altrettanto: non solo il deficit 2011 è aumentato all'8,5% del Pil, non solo i conti delle 17 Regioni (che contribuiscono per il 57% alla spesa pubblica) danno l'impressione di essere fuori controllo, ma anche il debito pubblico sta salendo. La Spagna è sempre stata virtuosa su questo fronte, ma ieri il Governo ha annunciato che il debito dello Stato salirà al 79,8% quest'anno. Il rapporto è basso, ma il trend di crescita è preoccupante".


Morya Longo, il Sole 24 Ore, 5 aprile 2012

Lo spaventoso programma economico di Hollande

Tra le proposte economiche del candidato socialista alla presidenza francese ce ne sono alcune molto insidiose. In particolare:



  •  il diritto ad andare in pensione a 60 anni (per chi ha cominciato a lavorare prima dei vent'anni e ha almeno 41 anni di contribuzione).
  • la cancellazione della legge che da ormai cinque anni limita al 50% il turnover nella pubblica amministrazione (un dipendente in uscita ogni due non viene sostituito).
Altre proposte sono problematiche in quanto limitano la libertà privata, diciamo che non sono esattamente soluzioni capaci di portare investimenti a Parigi, e a volte non sono realizzabili:

  • divario massimo di uno a venti per retribuzioni e compensi nelle aziende pubbliche.
  • blocco per tre mesi del prezzo della benzina
  • sovrattassa sulle banche e sulle società petrolifere
  • separazione delle attività commerciali da quelle di investment banking
  • creazione di un'aliquota del 75% sui redditi più alti per la parte superiore al milione.
Alcune sono invece interessanti:
  • I contratti di generazione (esonero totale dei contributi sul contratto di un senior che l'azienda si impegna a tenere al lavoro affiancandogli un giovane)