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venerdì 23 marzo 2012

La benzina impazzita e l'Eni

Dal 7 dicembre dell’anno scor­so che gli italiani pagano la benzina più cara d’Europa e il secondo gasolio più costoso, dopo quello inglese. Quel giorno il governo fece scattare in anticipo il quinto au­mento delle accise sui carburanti del 2011: un rialzo di 8,2 centesimi per la benzina e di 11,2 centesimi per il ga­solio. Tra accise e Iva il carico fiscale sui carburanti l’anno scorso è salito di 20 centesimi per il gasolio e 16 per la benzina. Quel 7 dicembre la verde volò a 1,68 centesimi al litro, il gaso­lio a 1,67. Ma gli italiani non avevano ancora vi­sto tutto. Nelle settimane seguenti il prezzo del petrolio si è impennato: la quotazione dei contratti futures del Brent (il greggio 'europeo') è passa­ta da 105 a oltre 120 dollari al barile. Colpa delle tensioni sull’Iran e colpa delle banche, che non sapendo dove piazzare i mille miliardi di euro rice­vuti in prestito a prezzi stracciati dal­la Banca centrale europea hanno pensato di investirne un po’ sul pe­trolio. Anche Ali al Naimi, anziano mi­nistro del Petrolio saudita, è rimasto interdetto: «Non riusciamo a capire perché i prezzi del petrolio si com­portino in questo modo – ha spiega­to da Doha lo scorso martedì – gli at­tuali valori non sono giustificati dal rapporto tra domanda e offerta». Il rialzo della materia prima, la cui qu­o­Ètazione in euro è sui massimi storici, si è ovviamente scaricato anche sui carburanti. Il risultato, certificato dal­le ultime rilevazioni europee, è che oggi gli italiani pagano la benzina in media 1,82 euro al litro, 15 centesimi in più della media europea, e il gaso­lio 1,73 euro al litro, 20 centesimi so­pra la media dell’Ue. È una brutta si­tuazione. I dati del Centro studi Pro­motor dicono che gli automobilisti hanno reagito tagliando i consumi (-9,6% nei primi due mesi nel confron­to con un anno fa) ma comunque hanno finito per spendere 10,1 mi­liardi, cioè l’11% in più. Di questi, 5,5 (+19,8%) se li è intascati il Tesoro.

Senza un intervento fiscale il prezzo del carburante difficilmente scen­derà. Se si escludono le tasse, il costo della benzi­na italiana è di soli 2 cen­tesimi superiore alla me­dia Ue, quello del gasolio di 4 centesimi. Anche an­nullando i due 'stacchi' i listini resterebbero a li­velli molto elevati. Il de­creto liberalizzazioni, ap­provato in via definitiva dalla Camera ieri, con­sente però qualche piccolo spazio di risparmio. «Considerate che il margi­ne totale della compagnia petrolife­ra e del gestore è di circa 15 centesi­mi al litro. Noi possiamo agire solo su quello» spiegava ieri Paolo Grossi, vi­ce presidente esecutivo per il 'retail' della divisione Refining & Marketing di Eni. Grossi ha presentato la strate­gia con cui il gruppo petrolifero con­trollato dal Tesoro intende migliora­re la sua offerta sfruttando al massi­mo le opportunità concesse dalle li­beralizzazioni. Le 4.500 stazioni di servizio Eni, ribattezzate 'eni station', saranno gradualmente trasformate. Intanto sarà potenziato il self service, con l’offerta iperself (che offre scon­ti tra i 5 e i 10 centesimi al litro ed og­gi
 è scelta da un cliente su tre) non più limitata agli orari di chiusura ma proposta 24 ore su 24 per sette giorni la settimana. In molte stazioni arri­veranno macchinette automatiche per vendere prodotti di largo consu­mo, come latte fresco, rasoi o aurico­lari per gli stereo (presto arriveranno anche i tabacchi). I 550 bar delle sta­zioni, gli 'eni cafè', resteranno aper­ti più a lungo e offriranno connessio­ne WiFi ai clienti. L’obiettivo è au­mentare le entrate dal cosiddetto 'non oil', unica strada 'industriale' per ammorbidire il rincaro figlio di tasse e mercato. 


da Avvenire del 23 marzo 2012

giovedì 22 marzo 2012

Il gas dell'Alaska verso la Cina

L'Alaska ha 34.800 miliardi di metri cubi di gas naturale, il 13% delle riserve americane. Molto è shale gas. Le stime dicono che però questa cifra potrebbe essere anche di dieci volte superiore. Per anni si è discusso il progetto di una condotta che potrasse il gas dell'Alaska in Alberta, e quindi negli Usa. Non se n'è fatto nulla. La nuova idea è di costruire un rigassificatore nella costa sud, condurre il gas lì con le tubature, quindi trasportarlo in Asia via nave. In Cina il  prezzo del gas è di 15,5 dollari per British Thermal Unit, negli Usa di 2,2 dollari. Il costo dell'intero progetto è compreso tra i 40 e i 50 miliardi di dollari. Ci stanno lavorando Bp, Exxon e Conoco.

http://www.ft.com/cms/s/0/d9ae9142-7343-11e1-aab3-00144feab49a.html

I numeri della grande distribuzione in Italia

mercoledì 21 marzo 2012

L'Arabia saudita promette più petrolio


Ali al Naimi, ministro saudita del petrolio, martedì a Doha ha fatto capire che le quotazioni alte non piacciono nemmeno a loro:  "I prezzi attuali non sono giustificabili sulla base del rapporto tra rifornimenti e domanda. Non riusciamo proprio a capire come mai i prezzi si comportino in questo modo". L'Arabia oggi produce 9,9 milioni di barili al giorno e potrebbe salire anche fino a 12,5 milioni di barili. Sempre che qualcuno glieli compri, perché non sembrano esserci problemi di mercato. "Siamo pronti a immettere altro petrolio sul mercato, ma servono
compratori" ha detto al Naimi.

Air France rinegozierà tutti i contratti


Air France ha firmato un accordo con le organizzazioni dei lavoratori: prevede la rinegoziazione entro il 30 giugno dei diversi contratti. L'obiettivo è migliorare la produttività e tagliare i costi. La compagnia è in rosso da quattro anni.

Il lusso alla cinese

Jiang Qiong'er, 35 anni, una laurea alla École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi, ha fondato Shang Xia, un brand del lusso che si fa vanto della sua "cinesità". Non è un progetto campato in aria: la maggioranza dell'impresa appartiene a Hermès. Spiega lui: "Durante la nostra storia, lungo le tante dinastie, abbiamo avuto il lusso più raffinato. E' un peccato che in quest'ultimo secolo questa relazione sia stata rotta alla Rivoluzione Culturale". Per ora ha solo un negozio, a Shangai, ma prevede aperture a Pechino e Parigi. Vende abbigliamento, gioielli e oggetti d'arte. Ai clienti offre sempre del tè. 


http://www.ft.com/intl/cms/s/0/d82d1a58-6f49-11e1-9c57-00144feab49a.html#axzz1pgrDz8s5

La Grecia vende un pezzo di Rodi

L'Hellenic Republic Asset Development Fund, il fondo creato nell'ambito del programma di privatizzazioni avviato dalla Grecia, ha pubblicato l'invito per gli investitori istituzionali a presentare manifestazioni di interesse per un'area di 1,86 milioni di metri quadri a Rodi. In vendita ci sono due appezzamenti, uno da 1,5 e uno da 0,3 milioni di metri quadrati, nell'area di Afantou, nel Nordest dell'isola. Il fondo sottolinea che sono a 20 chilometri dal'aeroporto Per i prezzi si vedrà in seguito.. L'isola, tutta intera, è grande 1,4 miliardi di metri quadri.

http://www.milanofinanza.it/giornali/preview_giornali.asp?id=1763308&codiciTestate=7&titolo=Atene%20cerca%20acquirenti%20per%20Rodi