In questi anni abbiamo visto le Banche centrali prendere decisioni che sarebbero state impensabili fino a poco tempo fa: hanno azzerato i tassi, allargato spaventosamente i loro bilanci, prestato enormi quantità di denaro alle banche, comprato miliardi di titoli, e non solo titoli di Stato. Sarà ora di fare ordine e chiarire che gli obiettivi, se non il mandato, delle Banche centrali sono cambiati?
Secondo Mario Draghi e Ignazio Visco no, non ce n’è bisogno. L’ex governatore della Banca d’Italia passato alla guida della Banca centrale europea e il suo successore a Palazzo Koch ne hanno parlato a un convegno romano in memoria di Curzio Giannini, economista e grande studioso delle Banche centrali scomparso dieci anni fa. Il tema, per Draghi, era evidentemente insidiosissimo: la Bundesbank, già insofferente per le politiche monetarie aggressive sperimentate a Francoforte, non aspetta altro che nuove occasioni per andare all’attacco. Ma Draghi non ha dato spunti perché il governatore tedesco Jens Weidmann potesse allarmarsi. È partito da una delle idee di Giannini, quella per cui le Banche centrali e il denaro si basano sulla «fiducia», per chiarire che perché i cittadini possano fidarsi, e quindi accettare le scelte di un ente sovranazionale come la Bce, questa non può fare scelte che vanno oltre il suo mandato, che consiste nel mantenere la stabilità dei prezzi. «La fiducia è intimamente collegata con l’agire all’interno del proprio mandato. La Bce sta operando e deve operare solo all’interno del suo mandato» ha assicurato Draghi. Poi, a braccio, ha ricordato che la 'sua' Banca centrale «è potente, è indipendente ma non è eletta» quindi deve rispettare il compito avuto dai legislatori. Il mandato, però, può includere anche misure ardite come il piano salva- Stati Omt o il prestito salva-banche Ltro, che sono «la ricerca della stabilità dei prezzi con tutti i mezzi che la situazione richiede».
Visco, come era prevedibile, non la vede diversamente. «Non c’è bisogno di trasformare la stabilità finanziaria in un obiettivo delle politiche monetarie» ha detto il governatore della Banca d’Italia, «fare della stabilità finanziaria un obiettivo esplicito e supplementare della politica monetaria può creare confusione sulle responsabilità e creare il rischio di conflitti».
Visco, come era prevedibile, non la vede diversamente.
da Avvenire