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mercoledì 11 dicembre 2013

Draghi e Visco rassicuranno Weidmann

In questi anni abbiamo visto le Banche centrali pren­dere decisioni che sarebbero state impensabili fino a poco tempo fa: hanno azzerato i tassi, allargato spaventosamente i loro bilanci, prestato enormi quan­tità di denaro alle banche, comprato miliardi di titoli, e non solo titoli di Stato. Sarà ora di fare ordine e chia­rire che gli obiettivi, se non il mandato, delle Banche centrali sono cambiati?

Secondo Mario Draghi e Ignazio Visco no, non ce n’è bisogno. L’ex governatore della Banca d’Italia passato alla guida della Banca centrale europea e il suo suc­cessore a Palazzo Koch ne han­no parlato a un convegno ro­mano in memoria di Curzio Giannini, economista e grande studioso delle Banche centrali scomparso dieci anni fa. Il tema, per Draghi, era evidentemente insidiosissimo: la Bun­desbank, già insofferente per le politiche monetarie aggressive sperimentate a Francoforte, non aspetta al­tro che nuove occasioni per andare all’attacco. Ma Dra­ghi non ha dato spunti perché il governatore tedesco Jens Weidmann potesse allarmarsi. È partito da una delle idee di Giannini, quella per cui le Banche centra­li e il denaro si basano sulla «fiducia», per chiarire che perché i cittadini possano fidarsi, e quindi accettare le scelte di un ente sovranazionale come la Bce, questa non può fare scelte che vanno oltre il suo mandato, che consiste nel mantenere la stabilità dei prezzi. «La fiducia è intimamente collegata con l’agire all’interno del proprio mandato. La Bce sta operando e deve o­perare solo all’interno del suo mandato» ha assicura­to Draghi. Poi, a braccio, ha ricor­dato che la 'sua' Banca centrale «è potente, è indipendente ma non è eletta» quindi deve rispettare il compito avuto dai legislatori. Il mandato, però, può includere an­che misure ardite come il piano sal­va- Stati Omt o il prestito salva-ban­che Ltro, che sono «la ricerca della stabilità dei prezzi con tutti i mez­zi che la situazione richiede».

Visco, come era prevedibile, non la vede diversamente. «Non c’è biso­gno di trasformare la stabilità fi­nanziaria in un obiettivo delle politiche monetarie» ha detto il governatore della Banca d’Italia, «fare della sta­bilità finanziaria un obiettivo esplicito e supplemen­tare della politica monetaria può creare confusione sulle responsabilità e creare il rischio di conflitti».

Visco, come era prevedibile, non la vede diversamente.


da Avvenire

venerdì 25 maggio 2012

Il sensato richiamo di Weidmann

Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, al Monde ribadisce un concetto abbastanza sempre: mettere in comune i debiti non favorisce la crescita, serve solo a rimandare la soluzione del problema, che è la necessità di fare riforme strutturali in grado di mettere le economie più in difficoltà in grado di crescere. Chi parla di Keynes fa finta che gli enormi debiti pubblici non esistono.