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mercoledì 10 luglio 2013

I cinesi che non si integrano

Dai giornali di oggi due bei esempi di come la comunità cinese non sia in grado di integrarsi in Italia.

La dichiarazione su Repubblica di Angelo Ouci, uno dei leader della comunità cinese milanese:
«Il sindaco non è mai venuto a una nostra manifestazione, né organizzato un incontro con la nostra comunità, ha ospitato il Dalai Lama ad Assago, dove di solito facciamo le feste cinesi. Quest’anno siamo stati costretti a spostarci al PalaSesto, essendo che Assago era ormai contaminato».

Sul Sole 24 Ore qualche dettaglio tecnico sulle strategie cinesi per lavorare in pace ignorando ogni legge italiana. 
Fanno "ditte con un solo addetto, che chiudono al secondo anno di attività. Per prassi, i controlli fiscali scattano non prima di 20 mesi: i cinesi lo hanno capito e alla scadenza del biennio cancellano la vecchia ditta e ne aprono un'altra". "L'ultima novità? La notte dopo il sequestro dei macchinari, i cinesi violano i sigilli, caricano le macchine su un Tir e le rivendono ai loro amici".
Non solo. "In pochi sanno che non esiste un patto di estradizione tra Italia e Repubblica Popolare". Aldo Milone, assessore a Prato, ha consegnato all'Agenzia delle Entrate 357 dossier qualificati, "cioè già setacciati dalla polizia municipale, di cittadini cinesi che evadono sistematicamente tasse comunali, regionali e nazionali. Importo complessivo stimato per difetto: oltre un miliardo l'anno".

martedì 9 luglio 2013

Il problema di Fiat: quanto costerà sfilarsi?

Secondo Riccardo Ruggeri la questione di Fiat non è tanto il costo del lavoro, quanto la necessità di procedere a tagli strutturali nelle sue fabbriche europee.

Il costo del lavoro operaio (diretti, indiretti, manutentori, ecc.) in Fiat rappresenta il 7 per cento del costo. L’intero processo di fabbrica, dalla lastro-ferratura al montaggio finale, per una Panda vale 11 ore, assumiamo un costo/operaio di 22 euro/ora, totale 242 euro/auto. In Polonia costerebbe 88 euro (8 euro/ora), in Germania 330 (30 euro/ora). Come si vede, il costo del lavoro è poco significativo. Costruire 200.000 Panda in Italia, di puro costo-lavoro, spendi 48 milioni di euro, in Polonia 18 (in crescita), la differenza di 30 milioni è irrilevante, trascurando gli altri ben noti fattori, qualità percepita compresa. [...] Ora sono di nuovo tutti lì a sfruculiare su argomenti irrilevanti o a interpretare sentenze, solo nello specifico, di scarsa rilevanza. In realtà il problema Fiat-Italia noi investitori l’abbiamo chiaro da tempo: “Fiat Auto ha stabilimenti e personale in esubero in termini strutturali, quanto costerà sfilarsi?”.

Saccomanni chiama i banchieri per fare ripartire i prestiti

Scrive Fubini che Fabrizio Saccomanni martedì prossimo incontrerà a Roma i banchieri italiani per elaborare un sistema di rilancio dei prestiti per le imprese.

Il ministro dell'Economia e del Tesoro Fabrizio Saccomanni spedirà domani gli inviti per un vertice ristretto previsto il 16 luglio a Roma, parteciperanno una trentina di personaggi chiave del sistema finanziario italiano. Obiettivo: superare il crollo dei prestiti alle aziende, allargando il numero dei soggetti che possono elargire credito oltre alle banche. Si pensa ai fondi pensione, assicurazioni e Fondazioni bancarie.

venerdì 5 luglio 2013

Le ragioni della fine del capitalismo di relazione

Secondo Luigi Zingales "le ragioni [della fine del capitalismo di relazione in Italia] sono molte, ma forse la più importante è la storica decisione del tribunale di Parma sull'acquisizione da parte di Parmalat del Lactalis American Group (LAG). Se confermato in appello, questo provvedimento rivoluziona la corporate governance in Italia, uccidendo alla radice il capitalismo di relazione. Il motivo del contendere è una delle tante operazioni con parti correlate che caratterizza il nostro sistema: l'acquisizione da parte di Parmalat di una società (LAG) posseduta dalla controllante (Lactalis)".

martedì 2 luglio 2013

L'utile del Fatto Quotidiano

Nel 2011 il Fatto aveva chiuso i conti con un utile di 4,5 milioni. Nel 2012 l'utile è stato di 753mila euro. Più o meno è un -85%. L'editrice Chiarelettere nel 2012 è riuscita a fare utili solo incassando il dividendo del giornale. La casa editrice è controllata al 49% dal gruppo Mauri Spagnol, al 30% dall'editore Lorenzo Fazio, al 15% da Roberto Vitale.

I tagli alla spesa pubblica possibili, secondo Paolo De Ioanna

Per tagliare si può partire così: "Innanzitutto i sussidi statali alle imprese, identificati da Francesco Giavazzi l’anno scorso e che ammontano a circa 10 miliardi l’anno. Poi ci sono le agevolazioni fiscali già censite con il governo Berlusconi da Vieri Ceriani: 160 miliardi nel complesso, di cui almeno 70 giudicati “intoccabili” (quelle per i lavoratori dipendenti, pensionati e i familiari a carico). “Aggiungo che ogni anno, nelle bollette elettriche, sono contenuti 12 miliardi di sussidi per il fotovoltaico. Da tutto questo già qui si potrebbero recuperare 500-600 milioni in sei mesi e poi un miliardo in ragione d’anno. Certo non sono ancora i 20 miliardi che ci servirebbero”.
(Paolo De Ioanna è stato capo di gabinetto al Tesoro con Ciampi e poi con Padoa Schioppa, ha scritto A nostre spese. Crescere di più tagliando meglio).

lunedì 1 luglio 2013

La relazione tra Samsung e Apple


Ricordarsi, quando si parla della battaglia dei brevetti tra Apple e Samsung, che l'azienda americana compra da quella sudcoreana diversi componenti, compresi chip e display. Secondo le stime di Mark Newman, analista a Sanford Bernstein, nel 2012 Apple ha comprato componentistica Samsung per 10 miliardi di dollari (5 miilardi per i processori). Apple si è accordata per comprare in futuro i chip di Tsmc. Non si sa quando saranno pronti.