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giovedì 26 aprile 2012

Nuovi elementi sullo shale gas

- Nel suo discorso sullo Stato dell'Unione, Barack Obama ha detto che lo shale gas ha generato 600 mila posti di lavoro negli Stati Uniti.

- Molto del merito dello sviluppo dello shale gas va a George Mitchell, bizzarro imprenditore figlio di un immigrato greco, che ha perfezionato assieme alla sua squadra la tecnica della fratturazione idraulica. Nel 2022, Mitchell ha venduto la sua società alla Devon Energy, specializzata nella perforazione orizzontale. La combinazione delle due tecniche ha permesso il boom dello shale gas.

- Le stime dicono che scavare un pozzo per lo shale gas in Polonia costa tre volte un identico pozzo in America.

mercoledì 25 aprile 2012

I debiti di Congqing

Secondo stime del Wsj  la città di Congqing, quella di Bo Xilai, ha accumulato debiti per 346 miliardi di yuan (54 miliardi di dollari). Sono soldi utilizzati per ricapitalizzare le banche, costruire autostrade e ponti, relalizzare altri progetti per spingere la crescita e attirare investimenti internazionali. Dalla cifra sono esclusi i debiti delle imprese statali della città. Gli analisti dicono che il passivo totale potrebbe superare i 1000 miliardi di yuan. La spesa ha però dato i suoi risultati: il Pil di Conhgqing, 29,2 milioni di abitanti (16,1 in città e 13,1 nell'area rurale) l'anno scorso è salito del 16,1%,  7 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale.

L'Eiti chiede più trasparenza nel mercato del petrolio

La Extractive Industries Transparency Initiative (Eiti), organizzazione nata 10 anni fa da un gruppo di imprese e di enti pubblici con l'obiettivo di migliorare la trasparenza del mercato delle risorse naturali, vuole imporre maggiore trasparenza nei rapporti tra le compagnie petrolifere e i trader. Complicherebbe molto la vita ai colossi del trading sulle risorse, come Vitol, Glencore, Trafigura, Mercuria e Gunvor. Lo dice il Ft.

martedì 24 aprile 2012

Allarme sui prestiti d'onore degli studenti americani

Il 1° luglio negli Stati Uniti, dice il Ft, i tassi di interesse di alcuni dei prestiti d'onore agli studenti (crediti garantiti dal governo) aumenteranno dal 3,4 al 6,8%. I prestiti d'onore in America valgono mille miliardi di dollari, e secondo il Consumer Financial Protection Bureau sono il secondo maggior passivo privato dopo i mutui, ma davanti alle carte di credito e ai prestiti personali. Gli ultimi laureati hanno in media debiti per 25 mila dollari. Il Congresso potrebbe evitare l'aumento dei tassi estivo con un intervento da 6 miliardi di dollari. 

Il crollo degli investimenti immobiliari

Secondo i dati dell'Ance gli investimenti in abitazioni in Italia sono tornati ai livelli che avevano nel 2000; in cinque anni (2008-2012) il livello degli investimenti in costruzioni (tutti i comparti) "si è ridotto del 40,4 per cento in termini reali". Crollo in ogni segmento: abitazioni -18,6%, nuove case -40,4%, non residenziale -29,5%, con la parte privata che vede un -23,3% e quella pubblica -37,2%. L’unico segmento che ancora si salva (forse grazie alla detrazione fiscale del 36 per cento) è quello della manutenzione straordinaria (più 6,3 per cento negli ultimi cinque anni), che però è il segno tangibile di una ritirata nell’ultima trincea rimasta, quella della propria abitazione". Il numero di compravendite, dopo aver raggiunto il picco di 869 mila, è rapidamente sceso di oltre il 30 per cento e nel 2012, secondo l’Ance, dovrebbe attestarsi sotto la fatidica soglia dei 600 mila.

lunedì 23 aprile 2012

"Il mondo è già cambiato Usa leader nel nuovo gas "


Il mio pezzo da Avvenire di domenica

N
 Star, la maggiore compagnia elettri­ca del Massachussets, a febbraio ha annunciato un taglio del 34% della bolletta dei suoi clienti industriali: dal 1° a­prile le aziende che rifornisce pagano l’elet­tricità 5,5 invece che 8,3 centesimi di dollaro al kilowattora. La utilitynordamericana ha promesso un taglio anche ai clienti domesti­ci, che per ora dovranno accontentarsi di u­no sconto del 27% sul gas. Qualche settima­na dopo, a Roma, l’Autorità per l’energia e­lettrica ha comunicato agli italiani che il prez­zo dell’elettricità sarebbe salito del 5,8%, a 18,3 centesimi di euro per kWh. Le aziende i­taliane pagano la luce poco meno dei normali cittadini, in media 16 centesimi per kWh. È quasi quattro volte la tariffa garantita da NStar. L’America taglia e l’Italia (ma più in generale l’Europa) stanga. Succede perché nel Nuovo mondo hanno trovato qualcosa che nel Vec­chio mondo ancora non sanno se c’è: losha­le gas . Il gas che si ottiene dagli scisti bitumi­nosi (vedi box a fianco) ha cambiato in pochi anni lo scenario energetico mondiale. Con benefici, almeno per il momento, tutti ame­ricani. Gli Stati Uniti hanno scoperto di ave­re una riserva di gas naturale 'non conven­zionale' da 23 mila miliardi di metri cubi. Ba­sterebbe a coprire il fabbisogno nazionale per più di un secolo. È tanto gas ed è gas a basso prezzo. Se NStar può tagliare le tariffe è per­ché la maggioranza degli impianti di genera­zione di energia elettrica del Massachussets funziona a gas, e il costo del gas in America è crollato dai 14 dollari per 300 metri cubi del 2008 fino sotto ai 2 dollari (-85%). Un prezzo che sta scombussolando l’industria energeti­ca nazionale: gli impianti a carbone ormai non sono più economicamente sostenibili mentre le stesse compagnie che estraggono gas naturale con i vecchi metodi sono co­strette a chiudere quei pozzi che, a questi prez­zi, producono in perdita. Mentre gli americani si godono un mondo che sta cambiando tutto a loro vantaggio, gli altri sono costretti ad aggiornare i loro pro­getti. Senza che la cosa fosse troppo notata, nel 2011 gli Stati Uniti sono diventati il primo produttore mondiale di gas naturale (con 684 miliardi di metri cubi estratti) rubando il po­sto alla Russia (che si è fermata a circa 634 mi­liardi di metri cubi). Si parla di energia, ma anche di potere. Mosca vende gas naturale ai suoi poco amati 'vicini' – come Polonia e U­craina – con prezzi attorno ai 17 dollari per 300 metri cubi, 8 volte il prezzo americano.

Gli Usa, molto avanti nelle tecniche di liqui­dazione e rigassificazione, potrebbero inter­venire. Ha previsto Fareed Zakaria, uno dei più autorevoli editorialisti economici statu­nitensi, che «alla scadenza dei contratti tra Russia e Paesi europei, Mosca si ritroverà a fronteggiare un drammatico calo nelle en­trate », e presto «si passerà da un mondo in cui pochi Paesi – Russia, Iran, Qatar e Arabia Saudita – controllano il prezzo e le forniture di gas naturale a un mondo in cui questa fon­te energetica sarà molto più diffusa».

Il miglior esempio delle imprevedibili novità nello scenario energetico mondiale viene da un progetto su cui già stanno lavorando in A­laska (Stato in cui si trova il 13% delle riser­ve americane dello
 shale gas): l’idea è realiz­zare una condotta che porti il gas verso sud, dove si dovrebbe costruire un impianto che lo riduca allo stato liquido così da poterlo ca­ricare sulle navi cisterna e trasportarlo fino in Cina, dove oggi il gas naturale si paga 15,5 dollari per 300 metri cubi, 7 volte la quota­zione Anche Pechino però vuole il suo gas a basso prezzo. Le stime dicono che la materia prima c’è: le riserve cinesi di gas non convenziona­le sarebbero di circa 25 mila miliardi di metri cubi, anche maggiori di quelle degli Stati U­niti e i inferiori solo a quelle di Argentina, Mes­sico e Australia, altre regioni ricche di shale gas. Il problema è che estrarre il nuovo gas è molto complicato e oggi nessuna compagnia cinese sa farlo. Difatti il colosso nazionale Si­nopec ha investito 2,5 miliardi in un’alleanza con la statunitense Devon Energy per acqui­sirne le competenze. Anche l’italiana Eni è in cerca di shale gas in Cina. Il suo obiettivo prio­ritario resta però il gas non convenzionale eu­ropeo (le riserve sono stimate in 18 mila mi­liardi di metri cubi): ce ne sarebbe soprattut­to in Piccardia (nella Francia del Nord), in U­craina e in Polonia. Ma prima la Francia, lo scorso novembre, e poi la Bulgaria, a gennaio, hanno deciso di fermare le esplorazioni. Han­no bloccato tutto per ragioni ambientali: la tecnica del fracking che si usa per rompere gli scisti e liberare il gas prevede il pompaggio sotteranneo di liquidi che includono anche sostanze chimiche sospettate di inquinare le falde acquifere. È un sospetto, appunto: solo nell’ultimo mese in America l’autorità am­bientale Epa ha finito per rimangiarsi tre do­cumenti in cui accusava alcune aziende di a­vere inquinato l’acqua. Nuovi test dimostra­no infatti che l’inquinamento non c’è stato. E nel Regno Unito il Dipartimento per l’energia e il cambiamento climatico ha da poco con­cesso il riavvio delle esplorazioni nei mari del Nord.

Nel dubbio, l’Europa vuole limitare le ricerche. Col rischio di danneggiare soprattutto la Po­lonia, che è già in uno stato abbastanza a­vanzato di esplorazione. Varsavia ha già fatto capire che non è disposta a fermarsi. Nem­meno davanti alle prime delusioni: Exxon , tra le prime ad avviare le esplorazioni, a gennaio ha annunciato che i due primi pozzi non so­no in grado di dare gas in quantità che possa giustificare la loro esistenza e l’istituto geolo­gico polacco ha tagliato le stime sulle riserve dell’85%, da 5,3 milioni a 800 mila metri cu­bi. Ma le ricerche vanno avanti. La Polonia vuole essere la prima, in Europa, ad emanci­parsi dagli equilibri geopolitici dell’energia del Novecento.
 

14 mila miliardi contro la Crisi

Calcola Cnbc che da quando è iniziata la recessione gli stati hanno speso 14 mila miliardi di dollari per combattere la crisi. Giovedì la Banca del Giappone optrebbe dare nuove indicazioni su un possibile aumento della sua strategia monetaria espansiva. La Fed tiene i tassi ai minimi e anche la Bce potrebbe pensare a un altro taglio. E pure la Banca centrale cinese taglia gli interessi per spingere la crescita.