«C’ è un sacco di gente che sente di avere subìto un torto da Jp Morgan ma non può permettersi di prendersela con un’enorme banca. Non dovrebbe essere così». Ha ragione Leonard Blavatnik, uno che martedì ha ottenuto dal giudice di farsi risarcire 50 milioni di euro dalla banca d’affari americana. Blavatnik è uno dalle spalle abbastanza larghe per prendersela con chi vuole. Ucraino emigrato negli Stati Uniti da ragazzo per studiare prima alla Columbia e poi a Harvard, ha fatto fortuna azzeccando un investimento giusto dopo l’altro e oggi, a 56 anni, ha un conto da 16 miliardi di dollari che ne fa il 44esimo uomo più ricco del mondo. Ha fatto causa a Jp Morgan perché nel 2006 un suo fondo aveva affidato alla banca 1 miliardo di dollari da investire con una strategia “conservativa” e invece i trader hanno puntato forte sui titoli basati sui “subprime”. In due anni gli hanno bruciato 100 milioni. Il miliardario Blavatnik sarà parzialmente rimborsato e sugli ingannati incapaci di difendersi ha ragione davvero; ma se tutte le vittime finanziarie delle scorrettezze che negli anni prima della crisi le banche d’affari americane avevano organizzato per mangiarsi i soldi dei clienti potessero permettersi di chiedere il conto, a Wall Street resterebbe una manciata di superstiti.
Non sarà questa distruzione per via giudiziaria che alcuni si augurano, ma 'il processo alla grande crisi' in America è iniziato e sta più che innervosendo qualche banchiere. Ancora Jp Morgan, la più grande ma anche la più tormentata delle banche d’affari americane. Il giorno dopo la vittoria di Balvatnik è emerso che la Fhfa, l’agenzia che regola il mercato del credito immobiliare Usa, ha chiesto alla banca 6 miliardi di dollari come risarcimento per i titoli basati sui mutui 'subprime' che Jp Morgan ha venduto alle agenzie Fannie Mae e Freddie Mac, poi salvate dallo Stato con un intervento da 42 miliardi. È la richiesta di rimborso più grossa fatta a una banca d’affari per quanto fatto negli anni della crisi. Delle altre 17 banche messe sotto accusa dalla Fhfa tre hanno già accettato di pagare. La svizzera Ubs, l’unica che ha comunicato l’importo della 'sanzione' ha chiuso la vicenda con 885 milioni. Se il parametro sarà lo stesso difficilmente Jp Morgan se la caverà con meno di 5 miliardi.
Vedremo. Nel frattempo un altro processo alla grande crisi si è appena chiuso con un successo dell’accusa. Il 1° agosto la giuria di Manhattan ha giudicato colpevole di 6 dei 7 reati contestati Fabrice Tourre, ex trader di Goldman Sachs. Il caso è esemplare: Tourre per Goldman aveva lavorato alla costruzione di Abacus, un derivato imbottito di altri derivati basati sui mutui che erano stati scelti dal John Paulson. La banca nel 2007 aveva venduto il prodotto ai clienti omettendo un dettaglio non indifferente: Paulson aveva scelto i titoli perché voleva scommetergli contro con il suo 'hedge fund'. Una tipica trovata pre-Lehmann. Lo spericolato finanziere ci ha fatto 1 miliardo di dollari, i clienti della banca hanno perso almeno altrettanto. Lo sconosciuto trentaquatrenne Tourre, in questa storia, ha pagato per tutti. Però via via che le intricate vicende degli anni che hanno portato al crollo mondiale del 2008 si dipanano con l’aiuto dei magistrati americani, anche ai sopravvissuti della crisi viene chiesto conto delle loro scelte. In tribunale, come testimone, potrebbe finirci Ben Bernanke. Maurice 'Hank' Greenberg, ottantottenne fondatore ed ex proprietario del colosso assicurativo Aig, pretende che il capo della Federal Reserve spieghi davanti ai giudici perché nel 2008 decise di salvare Aig togliendone il controllo ai suoi azionisti. Secondo il vecchio Greenberg il banchiere centrale in realtà ha voluto salvare Goldman Sachs, che con il fallimento di Aig avrebbe perso almeno 20 miliardi di dollari. Il giudice ha convocato Bernanke come testimone, ma il governo americano sta facendo di tutto per evitare al governatore uscente questo passaggio in tribunale. Una scelta che certamente non aiuterà a tranquillizzare chi sospetta che in questo grande processo alla crisi Washington abbia ancora qualcosa da nascondere.
da Avvenire
Non sarà questa distruzione per via giudiziaria che alcuni si augurano, ma 'il processo alla grande crisi' in America è iniziato e sta più che innervosendo qualche banchiere. Ancora Jp Morgan, la più grande ma anche la più tormentata delle banche d’affari americane. Il giorno dopo la vittoria di Balvatnik è emerso che la Fhfa, l’agenzia che regola il mercato del credito immobiliare Usa, ha chiesto alla banca 6 miliardi di dollari come risarcimento per i titoli basati sui mutui 'subprime' che Jp Morgan ha venduto alle agenzie Fannie Mae e Freddie Mac, poi salvate dallo Stato con un intervento da 42 miliardi. È la richiesta di rimborso più grossa fatta a una banca d’affari per quanto fatto negli anni della crisi. Delle altre 17 banche messe sotto accusa dalla Fhfa tre hanno già accettato di pagare. La svizzera Ubs, l’unica che ha comunicato l’importo della 'sanzione' ha chiuso la vicenda con 885 milioni. Se il parametro sarà lo stesso difficilmente Jp Morgan se la caverà con meno di 5 miliardi.
Vedremo. Nel frattempo un altro processo alla grande crisi si è appena chiuso con un successo dell’accusa. Il 1° agosto la giuria di Manhattan ha giudicato colpevole di 6 dei 7 reati contestati Fabrice Tourre, ex trader di Goldman Sachs. Il caso è esemplare: Tourre per Goldman aveva lavorato alla costruzione di Abacus, un derivato imbottito di altri derivati basati sui mutui che erano stati scelti dal John Paulson. La banca nel 2007 aveva venduto il prodotto ai clienti omettendo un dettaglio non indifferente: Paulson aveva scelto i titoli perché voleva scommetergli contro con il suo 'hedge fund'. Una tipica trovata pre-Lehmann. Lo spericolato finanziere ci ha fatto 1 miliardo di dollari, i clienti della banca hanno perso almeno altrettanto. Lo sconosciuto trentaquatrenne Tourre, in questa storia, ha pagato per tutti. Però via via che le intricate vicende degli anni che hanno portato al crollo mondiale del 2008 si dipanano con l’aiuto dei magistrati americani, anche ai sopravvissuti della crisi viene chiesto conto delle loro scelte. In tribunale, come testimone, potrebbe finirci Ben Bernanke. Maurice 'Hank' Greenberg, ottantottenne fondatore ed ex proprietario del colosso assicurativo Aig, pretende che il capo della Federal Reserve spieghi davanti ai giudici perché nel 2008 decise di salvare Aig togliendone il controllo ai suoi azionisti. Secondo il vecchio Greenberg il banchiere centrale in realtà ha voluto salvare Goldman Sachs, che con il fallimento di Aig avrebbe perso almeno 20 miliardi di dollari. Il giudice ha convocato Bernanke come testimone, ma il governo americano sta facendo di tutto per evitare al governatore uscente questo passaggio in tribunale. Una scelta che certamente non aiuterà a tranquillizzare chi sospetta che in questo grande processo alla crisi Washington abbia ancora qualcosa da nascondere.
da Avvenire