Cipro non lascerà riaprire le banche finché non avrà trovato una soluzione. Non basta votare contro il prelievo di 5,8 miliardi dai conti correnti concordato dal premier Nicos Anastasiades con l’Europa: ormai i soldi messi in banca si sono rivelati possibili provviste di emergenza del governo, appena ne avranno occasione i legittimi proprietari si affretteranno a ritirare quel denaro per portarlo in rifugi più sicuri. La chiusura delle banche, imposta dal governo cipriota martedì scorso, è stata quindi prolungata fino a martedì prossimo (sfruttando anche un altro lunedì di vacanza). Per altri cinque giorni nemmeno un euro dei 70 miliardi depositati nei conti delle banche dell’isola potrà muoversi. Solo quando il salvataggio sarà definito bancomat e sportelli torneranno ad essere operativi.
Da qui a martedì il governo di Anastasiades dovrà trovare una soluzione. Michalis Sarris, il suo ministro dell’Economia, è a Mosca per trattare un possibile aiuto dal Cremlino. Ha chiesto al collega russo Anton Siluanov di prolungare di 5 anni, dal 2016 al 2021, la scadenza del prestito da 2,5 miliardi che la Russia ha concesso a Cipro due anni fa, di ridurre il tasso di interesse di quel finanziamento (oggi al 4,5%) e di aggiungere un nuovo aiuto da 5 miliardi di euro. Sono richieste pesanti, ma Mosca, scrivono i giornali ciprioti, potrebbe ottenere in cambio quote negli enormi e non sfruttati giacimenti di gas al largo dell’isola, pezzi di società pubbliche privatizzabili (banche comprese) e proteggere i 20 miliardi di euro depositati a Cipro da cittadini russi.
Mentre il ministro Sarris tratta con i russi su scenari che portano il Paese fuori dall’euro, Anastasiades prosegue il negoziato con l’Europa per non lasciare la moneta unica. Secondo le indiscrezioni il premier ha proposto alla troika un 'piano B' in cui avrebbe trovato 4,2 miliardi spostando interamente sui titoli di Stato ciprioti gli investimenti dei suoi fondi pensione ma che includerebbe anche un prelievo sui depositi bancari oltre i 100mila euro. Il piano sarà presentato oggi ai leader dei partiti che, se lo approvassero, arriverebbe subito in Parlamento. L’idea però non ha convinto i tecnici di Unione europea, Banca centrale e Fondo monetario, che hanno giudicato la proposta poco praticabile e non sufficiente. Ora si sta lavorando a un 'piano C'. Nell’attesa la Banca centrale europea resterà ferma: da giugno fornisce alle tre banche di Cipro – Banca di Cipro, Laiki e Hellenic – 8 miliardi attraverso il programma di emergenza Ela. È una cifra che vale il 50% del Pil cipriota, senza garanzie sul salvataggio Draghi non farà altre concessioni. La crisi di Cipro nasce proprio dalle difficoltà del suo sproporzionato sistema bancario (vale 8 volte il Pil) che dopo avere perso 3,5 miliardi investiti su titoli greci ora ha bisogno di 12 miliardi per non collassare.Nicosia si è cacciata in un guaio che sta facendo emergere pesanti tensioni geopolitiche tra Mosca e Bruxelles, ma la sua economia è comunque poca cosa: con 17,5 miliardi ha un Pil inferiore a quello della sola Umbria. Per questo gli investitori non sono troppo spaventati. Ieri le Borse sono andate benissimo, con Milano che, spinta dalle banche, ha guadagnato il 2,2%, facendo meglio di Parigi (+1,4%), Francoforte (+0,7%) e Londra (-0,1%). Più che alle notizie in arrivo da Nicosia, le Borse badavano a quelle che sarebbero venute da New York, dove, a mercati europei chiusi, la Federal Reserve ha confermato che andrà avanti con le sue politiche ultra-espansive finché la ripresa americana non sarà soddisfacente.
da Avvenire di oggi
Da qui a martedì il governo di Anastasiades dovrà trovare una soluzione. Michalis Sarris, il suo ministro dell’Economia, è a Mosca per trattare un possibile aiuto dal Cremlino. Ha chiesto al collega russo Anton Siluanov di prolungare di 5 anni, dal 2016 al 2021, la scadenza del prestito da 2,5 miliardi che la Russia ha concesso a Cipro due anni fa, di ridurre il tasso di interesse di quel finanziamento (oggi al 4,5%) e di aggiungere un nuovo aiuto da 5 miliardi di euro. Sono richieste pesanti, ma Mosca, scrivono i giornali ciprioti, potrebbe ottenere in cambio quote negli enormi e non sfruttati giacimenti di gas al largo dell’isola, pezzi di società pubbliche privatizzabili (banche comprese) e proteggere i 20 miliardi di euro depositati a Cipro da cittadini russi.
Mentre il ministro Sarris tratta con i russi su scenari che portano il Paese fuori dall’euro, Anastasiades prosegue il negoziato con l’Europa per non lasciare la moneta unica. Secondo le indiscrezioni il premier ha proposto alla troika un 'piano B' in cui avrebbe trovato 4,2 miliardi spostando interamente sui titoli di Stato ciprioti gli investimenti dei suoi fondi pensione ma che includerebbe anche un prelievo sui depositi bancari oltre i 100mila euro. Il piano sarà presentato oggi ai leader dei partiti che, se lo approvassero, arriverebbe subito in Parlamento. L’idea però non ha convinto i tecnici di Unione europea, Banca centrale e Fondo monetario, che hanno giudicato la proposta poco praticabile e non sufficiente. Ora si sta lavorando a un 'piano C'. Nell’attesa la Banca centrale europea resterà ferma: da giugno fornisce alle tre banche di Cipro – Banca di Cipro, Laiki e Hellenic – 8 miliardi attraverso il programma di emergenza Ela. È una cifra che vale il 50% del Pil cipriota, senza garanzie sul salvataggio Draghi non farà altre concessioni. La crisi di Cipro nasce proprio dalle difficoltà del suo sproporzionato sistema bancario (vale 8 volte il Pil) che dopo avere perso 3,5 miliardi investiti su titoli greci ora ha bisogno di 12 miliardi per non collassare.Nicosia si è cacciata in un guaio che sta facendo emergere pesanti tensioni geopolitiche tra Mosca e Bruxelles, ma la sua economia è comunque poca cosa: con 17,5 miliardi ha un Pil inferiore a quello della sola Umbria. Per questo gli investitori non sono troppo spaventati. Ieri le Borse sono andate benissimo, con Milano che, spinta dalle banche, ha guadagnato il 2,2%, facendo meglio di Parigi (+1,4%), Francoforte (+0,7%) e Londra (-0,1%). Più che alle notizie in arrivo da Nicosia, le Borse badavano a quelle che sarebbero venute da New York, dove, a mercati europei chiusi, la Federal Reserve ha confermato che andrà avanti con le sue politiche ultra-espansive finché la ripresa americana non sarà soddisfacente.
da Avvenire di oggi
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