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mercoledì 7 novembre 2012

La crisi della stampa tedesca

La Germania è uno dei paesi europei con il più alto tasso di lettura di libri e giornali. Italia Oggi racconta che le cose stanno però cambiando anche lì: nel 2002 si vendevano 27,5 milioni di quotidiani al giorno, nel 2007 la cifra è scesa a 24,2 milioni e nel 2011 a 21,8. La stima per il primo semestre dell'anno è una perdita di altre 600 mila copie. La tiratura del Bild è passata dai 4 milioni di copie del 2009 ai 3,5 milioni attuali. Lo Spiegel ha ridotto le vendite del 7%, a 262 mila copie.

Il petrolio rischia un brusco calo dei prezzi

Secondo la Us Energy Information Administration la produzione di petrolio degli Stati Uniti raggiungerà gli 11,7 milioni di barili al giorno entro la fine del 2013. Sarebbe l'8,5% in più rispetto ad ora, così gli Usa avrebbero una capacità petrolifera quotidiana vicina a quella dell'Arabia Saudita (che è in grado di produrre 12 milioni di barili al giorno ma oggi ne produce solo 10). Il solo North Dakota produce 700 mila barili al giorno, cioè più dei 500 mila dell'Ecuador e poco meno dei 750 mila barili del Qatar. Come risultato la quota di importazioni sul totale del consumo petrolifero americano l'anno prossimo scenderà sotto il 40% per la prima volta dal 1991. Sono problemi per il cartello dell'Opec, che produce 31 milioni di barili al giorno e vedrà ridursi significativamente la domanda di greggio degli Stati Uniti. L'Opec soffre anche perché la Russia - che non ha intenzione di entrare nel cartello - sta producendo 10,5 milioni di barili al giorno, il 2% in più rispetto a un anno fa e il massimo dagli anni '80.
Leonardo Maugeri, ex manager del'Eni esperto di petrolio, il prezzo del greggio va verso un brusco calo: "In assenza di crisi vere - ad esempio una guerra nel gofo persico o una improvvisa e simultanea interruzione della produzione in diversi paesi produttori -le forze che muovono il mercato petrolifero puntano a un significativo calo dei prezzi".

Solare, nuova crisi in vista

In cinque anni la capitalizzazione complessiva dei primi 5 gruppi mondiali del solare è crollata del 90%. Molte compagnie sono già fallite. "Se c'era qualcosa di sbagliato da fare, l'industria l'ha fatto, dalla sovrapacità al basarsi sui sussidi governativi" (Ft). Secondo le previsioni di Bernstein il prossimo anno il costo per Watt dell'energia solare potrebbe scendere dagli attuali 1,23 dollari ben sotto il dollaro. Un prezzo che renderà questa energia più conveniente del gas nelle zone più assolate della Cina (ma comunque il prezzo per Watt è del 50% superiore a quello del petrolio) ma che porterà al fallimento chi non riesce a stare dietro a certi prezzi.

I mostruosi margini sull'iPad Mini

Questo ottimo schema del Wsj basato su dati Ihs illustra con precisione i costi di produzione del nuovo iPad mini e di 2 prodotti concorrenti. Apple su ogni iPad mini venduto fa un margine del 43%: dei 329 dollari del modello base, 141 sono utili della casa produttrice (presumibilmente con il cambio euro-dollaro vicino a 1,3 l'utile realizzato in Europa è superiore di un 20-30%). La Microsoft conta di fare ancora più profitti con Surface (il margine è del 55%), mentre sul Kindle Fire della Amazon il margine è ridottissimo (17%). Sui modelli più costosi dell'iPad mini il margine cresce: 278 dollari sul modello da 429 dollari (il 32 giga, margine del 65%) e 350 dollari su quello da 529 dollari (il 64 giga, margine del 66%). Considerando che alla conference call del 25 ottobre Peter Oppenheimer, responsabile finanziario del gruppo, ha ammesso che i margini offerti dell'iPad mini sono "significativamente inferiori alla media del gruppo" ci si può rendere conto di come la Apple possa chiudere i bilanci con risultati mostruosamente enormi.



martedì 6 novembre 2012

Apple perde quota nei tablet

L'ultima indagine di Idc dice che la quota di mercato di Apple nei tablet è scesa dal 59,7% di un anno fa al 50,4% dell'ultimo trimestre estivo. Quella di Samsung è salita dal 6,5 al 18,4%. Amazon ha conquistato il 9% del mercato.Asus, con il Nexus 7, è aumentata dal 3,8 all'8,6%.

La brutta crisi della Volvo cinese

Nella prima metà del 2012 la Volvo - acquistata dal 2010 da Zhejian Geely Holding Group - ha perso 254 milioni di corone svedesi (38 milioni di dollari). Le vendite non vanno: nei primi 10 mesi dell'anno sono scese del 5,9% a livello globale, del 10,6% in Europa e del 7,3% in Cina. A ottobre le immatricolazioni sono state 34.843. Le fabbriche di Gent e Torslanda lavorano a ritmi ridotti.

giovedì 1 novembre 2012

Anche per General Motors il problema è l'Europa

General Motors ha perso 478 milioni di dollari in Europa tra luglio e settembre. Le previsioni sono di chiudere il bilancio europeo con una perdita tra gli 1,5 e gli 1,8 miliardi di dollari (l'anno scorso il rosso fu di 747 milioni). Durante il terzo trimestre Opel e i suoi concessionari sono riusciti a ridurre gli inventari di 100 mila auto rallentando la produzione e spingendo le vendite. Opel ha anche tagliato 2.300 posti di lavoro. L'obiettivo è tornare a fare utili tra il 2014 e il 2016.