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lunedì 19 novembre 2012

I problemi di Desertec

Il progetto Desertec, quello che prevede di produrre energia elettrica con centrali solari nell'Africa del Nord, perde pezzi. A fine ottobre è uscita Siemens, poi ha lasciato anche Bosch. Costi troppo alti e progetti troppo rischiosi, dicono. La Spagna, poi, non ha firmato il progetto di connessione della rete elettrica con il Marocco. A tre anni dall'avvio del progetto ancora non è stato realizzato nulla.

mercoledì 7 novembre 2012

Solare, nuova crisi in vista

In cinque anni la capitalizzazione complessiva dei primi 5 gruppi mondiali del solare è crollata del 90%. Molte compagnie sono già fallite. "Se c'era qualcosa di sbagliato da fare, l'industria l'ha fatto, dalla sovrapacità al basarsi sui sussidi governativi" (Ft). Secondo le previsioni di Bernstein il prossimo anno il costo per Watt dell'energia solare potrebbe scendere dagli attuali 1,23 dollari ben sotto il dollaro. Un prezzo che renderà questa energia più conveniente del gas nelle zone più assolate della Cina (ma comunque il prezzo per Watt è del 50% superiore a quello del petrolio) ma che porterà al fallimento chi non riesce a stare dietro a certi prezzi.

giovedì 30 agosto 2012

Il nuovo capitolo della vicenda Suntech


Nuovi guai italiani per il colosso cinese Suntech. Dopo che a fine luglio l’azienda leader nei pannelli fotovoltaici ha dovuto ammettere che i 560 milioni di Bund tedeschi messi in garanzia da un socio del Global Solar Fund (il Gsf, con cui il gruppo investe in Europa e in Italia) probabilmente non esistono, ieri tramite l’agenzia "Reuters" è emerso che lo stesso fondo è indagato a Brindisi per truffa allo Stato. Le controllate del Gsf avrebbero infatti aggirato la procedura per l’autorizzazione della realizzazione di parchi fotovoltaici con l’obiettivo di ottenere i generosi sussidi offerti dall’Italia. La legge fissa requisiti di un certo tipo per il via libera alla costruzione di parchi di potenza superiore a 1 MW e invece prevede un percorso agevolato per quelli di taglia minore. L’accusa del procuratore brindisino Nicolangelo Ghizzardi dice che le controllate del fondo della Suntech costruivano parchi di grandi dimensioni dividendoli in tanti impianti da 1 MW per ottenere i permessi più rapidamente. In un caso queste aziende avrebbero anche definito realizzato un impianto ancora in costruzione solo per non superare la scadenza prevista per gli incentivi. Se le accuse fossero confermate le controllate del fondo Gsf sarebbero costrette a spegnere i loro 20 MW di impianti fotovoltaici in Puglia, per un danno economico stimato in almeno 80 milioni di euro. Per Suntech, che già fatica a rimborsare gli 1,6 miliardi che deve alle banche e che probabilmente dovrà farsi carico dei 560 milioni di debiti rimasti senza garanzia, è un altro potenziale colpo letale.
da Avvenire di oggi.

mercoledì 15 agosto 2012

La truffa in Puglia per Suntech


L'industria cinese dei pannelli solari è un mondo affollato di colossi morenti. Sono aziende cresciute a dismisura per ragioni più politiche che di mercato: il governo di Pechino anni fa ha deciso che la Cina doveva dominare il mercato mondiale delle energie alternative e non ha badato ha spese per raggiungere questo obiettivo. Solo nel 2010 la Repubblica Popolare ha finanziato le aziende del fotovoltaico con 25 miliardi di dollari. Inondate di denaro, le fabbriche si sono messe a produrre pannelli in quantità esagerate, finché il mercato non ha raggiunto un dimensione spaventosamente sproporzionata. Nel mondo oggi si producono il doppio dei pannelli solari che si comprano. In Cina – spiegava a gennaio Zhang Longenn, di JinkoSolar Holding – l’eccesso di produzione è del 75%: c’è mercato per 20 gigawatt di energia solare ma si producono pannelli per 75 GW.
Ovviamente in questa situazione i colossi del solare cinese bruciano soldi alla velocità della luce. Il più grosso di loro (cioè il più grande produttore di pannelli solari del pianeta) è la Suntech, un gruppo da 3 miliardi di dollari di fatturato che, tra un passivo e l’altro, ha subito in Italia quella che rischia di essere la botta finale: una truffa da mezzo miliardo di euro.
La vicenda, comunicata agli investitori (Suntech è quotata a Wall Street) lo scorso 30 luglio, è complessa. Qualche anno fa il gruppo cinese ha creato il Suntech Global Solar Fund (Gsf) per investire su aziende che gestiscono o sviluppano “solar farm”. L’obiettivo dei cinesi era quello di allargare il giro d’affari europeo dei pannelli solari, creando nel Vecchio Continente un adeguato mercato di sbocco. L’80% del fondo appartiene a Suntech, il 10% è in mano al manager interno Zhengrong Shi, un altro 10% è dello spagnolo Javier Romero, che era il miglior agente di Suntech in Europa e che diventa manager del nuovo fondo. Romero vede un buon affare nel solare in Puglia e crea, per l’occasione, Solar Puglia II, una società di diritto lussemburghese. L’investimento richiesto dall’operazione è consistente: più di 500 milioni di euro. I soldi (554 milioni di euro) arrivano con un prestito dalla China Development Bank, una delle maggiori banche di Stato della Repubblica Popolare. Ma la banca non concede crediti a società estere, chiede sempre che ci sia una controparte cinese. Per questo è il Gsf che si fa garante del prestito, coprendosi con 560 milioni di euro in titoli di Stato tedeschi messi a disposizione da un altro fondo, controllato tutto da Romero. Il massimo della sicurezza, di questi tempi. Se non fosse che quei Bund o sono contraffatti o non sono mai esistiti. I cinesi se ne sono accorti a luglio (mentre cercavano di vendere la loro quota nel fondo Gsf per raccogliere soldi e pagare i debiti). Quindi Suntech ha un debito da 554 milioni di euro con la Development Bank, debiti che si aggiungono ai 540 milioni di dollari che l’azienda deve rimborsare alle banche nella prima metà dell’anno prossimo e agli 1,6 miliardi di indebitamento complessivo.
Le cose sarebbero potute andare diversamente se la banca cinese avesse dato retta ad Alberto Forchielli, il titolare del fondo di private equity Mandarin Capital Partners, al quale la China Development Bank si era rivolta chiedendogli di partecipare al progetto di Solar Puglia. Forchielli ha raccontato all’agenzia Reuters di avere ripetutamente avvertito la banca – sua socia in numerosi progetti – che in quel’affare pugliese lui sentiva odore di truffa: «Ci è venuto il sospetto perché era citata una serie di nomi importanti di società, banche, consulenti legali legati al progetto, secondo una tattica normalmente adottata dai truffatori secondo quella che è la mia esperienza». Ma la banca ha ignorato il consiglio e probabilmente non lo ha nemmeno girato alla Suntech.
L’incidente pugliese ha costretto Suntech ha rimandare la presentazione dei risultati del secondo trimestre 2012. Prima di chiudere i conti i manager vogliono valutare precisamente i danni. Nel frattempo gli investitori spostano i loro soldi altrove: il titolo Suntech, quotato a Wall Street, valeva 1,6 dollari prima del 30 luglio, ra vale si è no un dollaro. Ieri i cinesi hanno annunciato di avere ottenuto da un non specificato tribunale europeo il blocco di tutti gli asset dell’azienda di Romero. Devono sperare che gli asset dello spagnolo, a differenza dei suoi Bund, valgano davvero qualcosa. Anche le banche di Stato cinesi, sempre generose con i campioni del fotovoltaico nazionale, si stanno spazientendo e, considerati i danni di questa incredibile truffa italiana, potrebbero negare a Suntech una nuova ristrutturazione del debito. Staccandole definitivamente la spina.
(mio pezzo da Avvenire di oggi)