Cerca nel blog

lunedì 12 marzo 2012

E i soldi della Bce spingono il barile



 da Avvenire, 10 marzo 2012, di Pietro Saccò
Chi volesse sapere dove sono quei mille miliardi  di euro che la Banca centrale europea ha prestato a un prezzo stracciato alle grandi banche con le aste di dicembre e febbraio sbaglierebbe se li cercasse nella malmessa "economia reale". Imprese e famiglie, come potrebbe confermare chiunque sia costretto in queste settimane a passare dalla filale in cerca di credito, continuano a doversi finanziare da sole. Molto di quel denaro è finito certamente sul mercato secondario dei titoli di Stato: in particolare sui Btp italiani e i Bonos spagnoli. Se gli interessi chiesti all'Italia sui suoi titoli decennali sono scesi dal 7% di fine dicembre
all'attuale 4,8% – con un risparmio per il nostro governo quantificabile in 16 miliardi di euro solo quest'anno – è proprio perché le banche stanno comprando molti di quei titoli. È un ottimo affare: gli istituti hanno preso in prestito i soldi stampati dalla Bce pagando un tasso annuo dell'1%, se li investono su qualsiasi cosa garantisca un tasso superiore possono guadagnare sulla differenza. Uno spread più basso (ieri il differenziale tra Btp e Bund ha toccato i 283 punti, il minimo da agosto, per poi chiudere di nuovo sopra i 300) riduce i costi del nuovo indebitamento per tutti, istituti di credito compresi, e quindi queste operazioni che tecnicamente si definiscono di "carry trade" hanno un doppio vantaggio.
Altri miliardi sono sicuramente finiti nelle Borse, che infatti dall'inizio dell'anno stanno segnando recuperi impressionanti. Per esempio Milano, nonostante un gennaio estremamente turbolento, in questo 2012 ha guadagnato il 6,1%. Altri miliardi ancora restano nelle casse elettroniche delle banche, tenuti fermi per rafforzare il patrimonio. Sono spesso gli stessi miliardi che, di notte, vengono parcheggiati nei depositi della Bce, il luogo finanziariamente più sicuro d'Europa, piuttosto che essere scambiati tra una banca e l'altra (il timore di fallimenti improvvisi non è ancora morto). Nella notte tra mercoledì e giovedì le casse della Bce hanno ospitato 827 miliardi di euro, il massimo storico, nella notte successiva altri 816 miliardi.
Quello che però la Bce forse non aveva previsto è che le banche potessero usare quei mille miliardi anche per ostacolare la ripresa mondiale. Invece è proprio quello che stanno facendo, perché coperti di denaro a basso costo gli istituti di credito si sono messi a comprare contratti futures sul petrolio. Lo ha spiegato ieri l'Unione Petrolifera, che ha elencato le ragioni dell'ultima impennata dei prezzi: «Le tensioni geopolitiche legate soprattutto alla vicenda iraniana, qualche rigidità dal lato dei fondamentali e l'enorme liquidità a disposizione del sistema bancario, prevalentemente impiegata sui mercati delle commodities e del petrolio in particolare». Come nota l'Up, i problemi "di mercato" sono contenuti: a causa della crisi è da 8 mesi che l'Agenzia internazionale dell'energia taglia ripetutamente le stime sulla domanda globale di greggio. C'è la questione iraniana, ma non basta. Soprattutto, ci sono le banche, che non sapendo dove mettere il mare di liquidità ricevuto cercano profitti sul caro vecchio petrolio. Il grafico del prezzo del petrolio "europeo", il Brent, lascia pochi dubbi: dopo avere oscillato tra i 100 e i 110 dollari per tutto il 2011, con la fine dello scorso dicembre (la prima asta Bce è stata il 21 dicembre) la quotazione del greggio ha iniziato a salire fino a toccare gli attuali 125 dollari. Paradossalmente i soldi con cui la Bce ha fermato quello che era il principale nemico della ripresa mondiale, la crisi del debito europeo, stanno finendo per creare, nel barile, un nuovo, temibile, avversario.

                                                                     

La 500 ci riprova in America

I concessionari americani dicono che se le 500 non ha avuto successo in America (ne hanno vendute 26 mila nel 2011, l'obiettivo erano 50 mila) è perché gli americani non sono disposti a spendere di più per un'auto piccola soltanto perché consuma meno ed è carina. Le dimensioni, in particolare, sono un problema. Per questo la 500 L potrebbe andare meglio. L'obiettivo di vendita di Fiat in Nord America per quest'anno è di 40 mila auto. L'azienda ha 140 concessionari, che potrebbero diventare 150.

Fiat Tries Again in the U.S. - Businessweek

venerdì 9 marzo 2012

Deutsche Bank e il Ltro2

Dopo aver fatto tanto la difficile (diceva che non voleva lo "stigma" di avere bisogno di soldi pubblici), la banca tedesca ha incassato 10 miliardi di euro dal prestito della Bce.

Deutsche Bank tapped ECB for up to €10bn - FT.com:

'via Blog this'

Se i soldi della Bce finiscono nel barile


L'Unione Petrolifera oggi ha spiegato che dietro i rialzi del petrolio ci sono soprattutto tree fattori:"le tensioni geopolitiche legate soprattutto alla vicenda iraniana, qualche rigidità dal lato dei fondamentali e l'enorme liquidità a disposizione del sistema bancario, prevalentemente impiegata sui mercati delle commodities e del petrolio in particolare". Significa che le banche stanno investendo sui futures del petrolio i soldi avuti in omaggio (al tasso dell'1%) dalla Bce, e così facendo spingono verso l'alto i prezzi e contribuiscono a ostacolare la ripresa globale. Non era esattamente per questo che gli istituti sono stati aiutati.

giovedì 8 marzo 2012

Effetto cinese

Quest'anno la tendenza degli smarpthone è verso i prezzi bassi. Merito dei cinesi, che conteranno per quasi un quarto del mercato (150 milioni di apparecchi sui 600 previsti) e che comprano soprattutto smarpthone di fasca bassa.

Low-tech starts to drive smartphone growth - FT.com:

Lo stallo nucleare giapponese

Dei 54 reattori nucleari giapponesi attivi prima del terremoto 17 (per 15,99 GW) sono stati chiusi, 35 (per 30,7 GW) sono fermi in attesa di ispezioni, 2 sono attivi (per 2,27 GW). Per compensare l'energia mancante Tokyo ha aumentato le importazioni di gas naturale. Secondo le stime questa situazione costa 10 miliardi di yen al giorno.

Japan weighs nuclear future - FT.com

La Cina spinge il renminbi

Scrive il Financial Times di oggi che la Cina il prossimo 29 marzo proporrà a Russia, Brasile e Sud Africa prestiti in reniminbi invece che in dollari. Sarebbe la prima volta, Servirebbe a promuovere la valuta cinese come moneta internazionale.