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giovedì 16 febbraio 2012
Evasione carosello
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martedì 14 febbraio 2012
Il flop delle Unioni di fatto
I registri delle unioni civili, a ben guardare, sono soprattutto questo: pezzi di carta spesso intonsi e tuttavia dotati di valore simbolico e politico enorme per chi sostiene la necessità che le “nuove famiglie” siano equiparate a quelle tradizionali. Non a caso la lista di chi li ha (formalmente) istituiti è lunga: basta fare un giro sul sito dell’Arcigay per scoprire che i comuni in cui è stato attivato un registro delle unioni civili sono molti e dislocati un po’ in tutta Italia. E così, cercando comune per comune, è facile imbattersi in plausi e congratulazioni per la decisione di «avvicinarsi all’Europa» aprendo alle coppie di fatto.
La realtà, però, dice che sono pressoché vuoti quasi ovunque. Alcuni casi sono addirittura clamorosi, come quello di Bologna: registro attivo dal lontano 1999, numero di iscritti zero. Lo ha scoperto recentemente una consigliera comunale del Pdl, spulciando nell’anagrafe del comune (sul cui sito, peraltro, il registro è ben sponsorizzato). Dal Pd comunale hanno risposto che è il «valore simbolico» a contare.
Scarse adesioni anche in Trentino Alto Adige: a Trento il registro, attivo dal 2006, conta 23 coppie (solo due si sono iscritte nell’anno passato); a Bolzano (dove le coppie di fatto possono registrarsi all’anagrafe dal 2003) dal Comune fanno sapere che si viaggia su una media di «3 o 4 all’anno», ma la cifra è «ottimistica, visto che non se ne parla e nessuno sa che esista»; nel Comune di Arco (registro attivo dal 2005) resiste una sola coppia, visto che le altre tre hanno deciso di cancellarsi (due si sono sposate, una si è separata). Pisa conta su un registro che ha ormai 15 anni, ma vi aderiscono (il dato è dell’estate 2011) appena 32 coppie, Firenze arriva a 73 in dieci anni, Padova si ferma a 50 (di cui 10 – viene fatto sapere – sono formate da omosessuali).
Torino vede la presenza di un registro, approvato nel 2010, al quale sono iscritte 120 coppie. Numeri che i comuni che hanno istituito il registro in Sardegna nemmeno intravedono: Atzara (mille anime in provincia di Nuoro) e Porto Torres aspettano rispettivamente da sei e due anni domande di iscrizione, e anche Sassari, che si è dotata della lista all’anagrafe l’anno scorso, non ha registrato alcun assalto. Sull’isola sono le stesse sigle omosessuali che lamentano l’assoluta inutilità dei registri che – a detta loro – sono un atto «meramente amministrativo». Ciò non ha scoraggiato il piccolo comune di Tissi (2.300 abitanti), che ha detto sì al registro appena 4 giorni fa. La notizia ha fatto meno rumore di quella di Napoli: nelle prossime settimane sarà curioso confrontare le rispettive, ed effettive, iscrizioni.
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lunedì 13 febbraio 2012
Il lavoro nella prima metà dell'anno scorso
Spiegano Inps, Istat e ministero del Lavoro che dei 5,3 milioni di nuovi posti di lavoro dipendente nel primo semestre 2011 il 19% è a tempo indeterminato, il 67% sono a tempo determinato, l'8,6% sono contratti di collaborazione e solo il 3% apprendistato.
sabato 11 febbraio 2012
Balle danesi
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venerdì 10 febbraio 2012
La riforma del lavoro spagnola
(Di Francesco Cerri)
(ANSA) - MADRID, 10 FEB - Va avanti a passo di carica verso
il risanamento il nuovo governo spagnolo di Mariano Rajoy, che
oggi, a 52 giorni dall'insediamento, ha varato la sua terza
grande riforma strutturale, quella del mercato del lavoro, per
far fronte a una disoccupazione ormai al 22,85%.
La riforma approvata dal consiglio dei ministri è stata
definita "storica" dalla vicepremier Soraya de Santamaria, la
più importante dalla fine del franchismo: "segna un prima, e
un dopo, nella legislazione del lavoro di questo paese". Il
risultato del lungo braccio di ferro fra l'ala 'socialè del
governo guidata dal ministro delle finanze Cristobal Montoro e
quella 'liberal' che fa capo al titolare dell'economia Luis de
Guindos, ha visto prevalere quest'ultima. L'aspetto di maggior
rilievo è il netto abbassamento del costo dei licenziamenti.
L'indennità passa dagli attuali 45 a 33 giorni per anno di
lavoro, per un massimo di 24 mesi invece di 42. Viene inoltre
semplificata ed estesa la facoltà di ricorrere ai licenziamenti
economici 'low cost', 20 giorni per anno di lavoro per un
massimo di 12 mesi. Potranno farvi ricorso le imprese che
abbiano registrato per nove mesi un calo delle vendite, o lo
prevedano per questo periodo, anche se continua a fare benefici.
L'obiettivo principale della riforma, ha detto de
Santamaria, è fare diminuire l'esercito dei 5,3 milioni di
disoccupati ereditato dal governo socialista di Josè Luis
Zapatero, e aumentare la flessibilità e la competitività delle
imprese spagnole per rilanciare la crescita. Con le Pmi, che
creano il 90% dell'occupazione in Spagna, in prima linea: la
riforma crea un contratto a tempo indeterminato per le imprese
con meno di 50 lavoratori, con agevolazioni fiscali di 3mila
euro per l'assunzione di giovani sotto i 30 anni e la facoltà
per il primo anno di usare il 25% dell'indennità di
disoccupazione per completare la retribuzione. Il governo Rajoy
mette in campo anche uno sconto annuale di 3600 euro per tre
anni nei contributi dell' impresa alla Sicurezza Sociale per
l'assunzione di giovani fra 16 e 30 anni e di 4500 euro per i
disoccupati di lungo periodo di più di 45 anni.
La riforma punta a introdurre la massima flessibilità negli
accordi collettivi. In caso di crisi le imprese potranno
'sganciarsì dagli accordi di categoria e modificare tempi di
lavoro, funzioni dei dipendenti, nelle retribuzioni. Inoltre gli
accordi d'impresa prevarranno su quelli collettivi nazionali o
regionali, e alla scadenza saranno validi ancora solo due anni.
Ieri a Bruxelles de Guindos aveva detto ai colleghi dell'
Eurogruppo che questa riforma sarebbe stata "molto
aggressiva". E all'ultimo Consiglio europeo lo stesso Rajoy
aveva previsto che gli sarebbe costata uno sciopero generale. Le
prime reazioni dell'opposizione socialista e dei sindacati sono
molto negative. Ma Rajoy ora può dire ai partner europei di
avere "fatto i compiti" fino in fondo - fra manovra da 15
miliardi e aumento dell'Irpef a Natale, poi le riforme del
'deficit zerò, del risanamento del mercato bancario, ora del
lavoro - e a tempi di record, in 52 giorni: in cambio chiede
elasticità sull' obiettivo di deficit 2012 (per ora previsto al
4,4%) per disporre di più risorse per fare ripartire l'economia
de paese. (ANSA).
Veh chi c'è, Davide Serra
By NEIL SHAH, Wall street Journal, 10.2.2012
Last fall, as worries about Europe's banks mounted, Davide Serra fretted over the fate of Algebris Investments LLP, his $700 million hedge-fund firm.
Algebris had one-third of its money tied to stocks and bonds of European banks likeBanco Santander SA and Intesa Sanpaolo SpA. The investments tumbled in the final months of 2011, as Spain and Italy were engulfed in Europe's sovereign-debt crisis.
A former bank analyst at Morgan Stanley, Mr. Serra resolved to stand firm—even though his firm's performance was plunging and some clients wanted to exit. On Dec. 1, Mr. Serra told investors at a New York hedge-fund conference that he was confident that "by Christmas, we will have a solution" to Europe's debt troubles.
Three weeks later, the European Central Bank doled out nearly a half-trillion euros in loans to Europe's banks—a striking move that some investors thank for averting a global market crash.
"Things were hard, but we kept saying they won't let the system fail," Algebris's 41-year-old, London-based co-founder recalled.
This year's market rally has caught many investors by surprise. But a few traders who ramped up risky bets while others headed for the exits last year are seeing outsize gains. Their growing confidence suggests Europe's outlook could be improving—at least for now. In the latest sign of progress, Greek political leaders Thursday agreed on key steps that should pave the way for a second bailout from the European Union and International Monetary Fund, and the euro reached its highest level since early December.
Mr. Serra is part of the band of fund managers who bet on Europe during the depths of its financial crisis and survived to tell the tale. The group of contrarian investors, a minority when compared with the large swaths of fund managers who steered well clear of the Continent, is reaping the benefits of the bold moves now.
Algebris, for example, lost 30% in 2011, partly thanks to its European bets. But its flagship fund, which buys stocks of European and global banks, is up 9.7% this year, while a separate fund specializing in risky bank bonds—about one-third European—has gained 24.3%. By comparison, the Standard & Poor's 500-stock index is up 7.5% this year, and the Stoxx Europe 600 index, measured in euros, has climbed 7.8%.
It isn't just Mr. Serra. Last summer, portfolio manager Michael Hasenstab at Franklin Templeton Investments, a U.S. money manager with more than $670 billion in assets, began buying Irish bonds in the belief that the government wouldn't default on its debt. According to Franklin, the bet totaled around €5.5 billion, or about $7.2 billion, as of the end of last year—a large wager given the size of Ireland's bond market, observers said.
“Things were hard, but we kept saying they won't let the system fail”Davide Serra, cofounder of a London hedge fund
Ireland has made more progress dealing with its debt problems than other struggling euro members, Mr. Hasenstab said. Irish 10-year-bond yields, which move inversely to their prices, were at 7.08% on Thursday, from more than 14% at their peak in July.
Sohail Malik, lead portfolio manager of European Credit Management's Special Situations Credit Fund, says a successful bet last December was buying the short-term senior debt of euro-zone banks. Such bonds in Portugal were especially attractive, giving investors yields of 15% to 18%, a level that dropped to 9% in January before rising back to about 11% recently. Mr. Malik said he has been trying to profit from the "momentum" generated by the ECB's recent measures.
Such trades are the latest sign that Europe's banking and debt woes are easing enough for money managers to start picking through the rubble for bargains. Last week, Italy's Intesa Sanpaolo became the first bank from a financially stressed euro-zone country to sell senior, unsecured debt in many months, helping relieve fears of a credit crunch for European banks. In late January, Ireland's government impressed investors by successfully entering the capital markets to extend the maturity of its loans.
Other investors remain on the sidelines or hold negative bets on the euro because of concerns over a European recession and Greece's ability to avoid a disorderly default.
Currency-focused hedge funds, for instance, are unconvinced by the euro's recent rally and have been slow to move their cash out of U.S. dollars—considered a safe haven—into riskier investments. "This has moderately hurt their performance in January," said Luca Avellini of JW Partners, a research and advisory firm that invests in 23 funds with a combined $20 billion under management in currency strategies.
For every George Soros, whose family fund bought about $2 billion in European bonds late last year, there is a Highland Capital Management LP, a $23 billion alternative-investment firm whose co-founder and president, James Dondero, believes Europe will avoid a banking crisis and a euro breakup, but that the Continent's financial assets are too risky.
Instead, he is championing U.S. stocks and high-yield "junk" bonds, risky financial assets whose prices could rise in lock step with European assets but that don't carry the stigma of European investments.
Highland's main credit hedge fund, Highland Diversified Credit Fund, ended last year up 6.4%, according to Hedge Fund Research Inc.
At Algebris, Mr. Serra is placing bets on riskier "subordinated" bonds of European banks. These bonds are riskier because, in the event of a default, holders recoup cash only after senior-bond investors are paid back. In September, Mr. Serra, who in the 1990s took a macroeconomics course from Italy's current prime minister, Mario Monti, bought a two-year bond from Spain's Banco Santander that offered a 16% yield. He also is holding a "contingent convertible" bond from Britain's Lloyds Banking Group PLC. Such "CoCo" bonds are risky because they turn into equity if the bank issuing them depletes a specific amount of capital. While the U.K. government is Lloyds's biggest shareholder, the country isn't part of the euro.
Investors increasingly believe Europe's rally could continue, although many of the region's economic problems remain unsolved. The ECB will offer more loans to banks at the end of the month.
Before the ECB's move last year, "you were guaranteed to have an accident somewhere," Mr. Serra said. "Now the accident is very unlikely to happen."
Write to Neil Shah at neil.shah@dowjones.com
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