Sbaglia chi dice che i mercati stanno punendo l’Italia perché si è rivelata più 'anti- Europa' di quanto si pensasse. «Se c’è qualcuno che è sicuramente poco filo-Europa quelli sono i trader. È curioso: il problema dell’Europa, per chi la guarda da Londra o New York, è la crescita, non il debito. Gli investitori si chiedono quello che si chiede Paul Krugman: come può il Vecchio Continente sopportare tutta questa austerità?». Alessandro Fugnoli, strategist della società di gestione del risparmio Kairos, invita a guardare le cose da una prospettiva un po’ diversa.
La Borsa precipita e lo 'spread' si allarga. Se non è una punizione sembra quanto meno il sintomo di una certa preoccupazione.
L’ingovernabilità spaventa non perché l’Italia potrebbe abbandonare certe misure di austerità, ma perché potrebbe nascere un governo più ostile alla Germania. Il problema, infatti, non sta nei fondamentali, ma in quello che pensa la Germania.
In che senso?
Prendiamo la Spagna. Aveva promesso che avrebbe fatto un deficit del 4,5%. A un certo punto ha rinegoziato le condizioni e ha ottenuto di potere arrivare al 6%. Alla fine il rosso è stato del 10%. Madrid ha mancato clamorosamente i suoi obiettivi di bilancio ma sui mercati non c’è stato nessuno scossone. Sa perché? Perché alla Germania andava bene comunque, la Merkel ha apprezzato la buona volontà di Rajoy e non ha voluto esasperare le cose. Gli investitori lo hanno capito.
Anche l’Italia può contare su questa accondiscendenza tedesca?
Sicuramente, ma serve un governo che in qualche modo 'renda omaggio' all’Europa, un esecutivo che non esageri nei toni ostili verso la Merkel. Fino alle elezioni tedesche di settembre, Berlino si potrebbe accontentare della nostra buona volontà. La nuova dottrina economica europea, non detta ma praticata, dice che gli scostamenti nel bilancio sono accettati ex post. Conta la volontà. Già lo stiamo sperimentando: è passato il criterio che quando parliamo di deficit parliamo di quello 'strutturale', non del deficit complessivo. Corretto per il ciclo economico, il concetto di deficit è molto più elastico.
Però lo spread è già balzato sopra i 340 punti. Possiamo sperare che trovi un nuovo equilibrio a questi livelli?
Sicuramente vedremo più variabilità di quella degli ultimi mesi. Ma non credo che rivedremo i 500 punti. La nostra situazione, anche con questa instabilità politica, non è terrificante. Per fare impennare lo 'spread' occorrerebbe un governo apertamente ostile ai tedeschi e all’Europa. A quel punto Berlino saprebbe come alzare la temperatura con qualche dichiarazione pesante: i governi e Bruxelles sanno bene quali sono le formule giuste per istigare lo 'spread'. I tedeschi teorizzavano proprio l’uso del differenziale in chiave pedagogica...
Pensa che l’Italia dovrà alla fine fare ricorso al salvagente della Banca centrale europea?
Credo che si possa evitare l’accesso al programma Omt. La situazione non è certo terrificante. Ma serve anche la buona volontà di capire che non possiamo continuare ad aumentare il nostro debito: non tanto per rispettare i criteri europei, ma per il nostro bene. Non possiamo andare avanti senza fare nulla nella speranza che alla fine ci salverà comunque qualcun altro.
Certo, difficilmente il prossimo governo vorrà essere ricordato come quello che ha invitato l’Europa a salvare l’Italia.
Sì, c’è uno 'stigma' negativo non indifferente, però l’esecutivo potrà sempre dare la colpa al governo precedente. E ci sono comunque dei rischi: in questi anni di crisi della zona euro abbiamo imparato che non c’è niente di irreversibile, nemmeno i salvataggi.
da Avvenire di oggi
La Borsa precipita e lo 'spread' si allarga. Se non è una punizione sembra quanto meno il sintomo di una certa preoccupazione.
L’ingovernabilità spaventa non perché l’Italia potrebbe abbandonare certe misure di austerità, ma perché potrebbe nascere un governo più ostile alla Germania. Il problema, infatti, non sta nei fondamentali, ma in quello che pensa la Germania.
In che senso?
Prendiamo la Spagna. Aveva promesso che avrebbe fatto un deficit del 4,5%. A un certo punto ha rinegoziato le condizioni e ha ottenuto di potere arrivare al 6%. Alla fine il rosso è stato del 10%. Madrid ha mancato clamorosamente i suoi obiettivi di bilancio ma sui mercati non c’è stato nessuno scossone. Sa perché? Perché alla Germania andava bene comunque, la Merkel ha apprezzato la buona volontà di Rajoy e non ha voluto esasperare le cose. Gli investitori lo hanno capito.
Anche l’Italia può contare su questa accondiscendenza tedesca?
Sicuramente, ma serve un governo che in qualche modo 'renda omaggio' all’Europa, un esecutivo che non esageri nei toni ostili verso la Merkel. Fino alle elezioni tedesche di settembre, Berlino si potrebbe accontentare della nostra buona volontà. La nuova dottrina economica europea, non detta ma praticata, dice che gli scostamenti nel bilancio sono accettati ex post. Conta la volontà. Già lo stiamo sperimentando: è passato il criterio che quando parliamo di deficit parliamo di quello 'strutturale', non del deficit complessivo. Corretto per il ciclo economico, il concetto di deficit è molto più elastico.
Però lo spread è già balzato sopra i 340 punti. Possiamo sperare che trovi un nuovo equilibrio a questi livelli?
Sicuramente vedremo più variabilità di quella degli ultimi mesi. Ma non credo che rivedremo i 500 punti. La nostra situazione, anche con questa instabilità politica, non è terrificante. Per fare impennare lo 'spread' occorrerebbe un governo apertamente ostile ai tedeschi e all’Europa. A quel punto Berlino saprebbe come alzare la temperatura con qualche dichiarazione pesante: i governi e Bruxelles sanno bene quali sono le formule giuste per istigare lo 'spread'. I tedeschi teorizzavano proprio l’uso del differenziale in chiave pedagogica...
Pensa che l’Italia dovrà alla fine fare ricorso al salvagente della Banca centrale europea?
Credo che si possa evitare l’accesso al programma Omt. La situazione non è certo terrificante. Ma serve anche la buona volontà di capire che non possiamo continuare ad aumentare il nostro debito: non tanto per rispettare i criteri europei, ma per il nostro bene. Non possiamo andare avanti senza fare nulla nella speranza che alla fine ci salverà comunque qualcun altro.
Certo, difficilmente il prossimo governo vorrà essere ricordato come quello che ha invitato l’Europa a salvare l’Italia.
Sì, c’è uno 'stigma' negativo non indifferente, però l’esecutivo potrà sempre dare la colpa al governo precedente. E ci sono comunque dei rischi: in questi anni di crisi della zona euro abbiamo imparato che non c’è niente di irreversibile, nemmeno i salvataggi.
da Avvenire di oggi