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venerdì 10 febbraio 2012

I programmi di Squinzi e Bombassei

Libero Quotidiano di venerdì 10 febbraio 2012, pagina 20
Intervista a Giorgio Squinzi - Bombassei e Squinzi: sfida per Confindustria - «Cerco il dialogo con tutti ma non sono una colomba»
di De Stefano Tobia

LE INTERVISTE Bombassei e Squinzi:

sfida per Confindustria TOBIA DE STEFANO e NINO SUNSERI alle pagine 20-21 La corsa atdopo Marcegagtia Giorgio Squinzi «Cerco il dialogo con tutti ma non sono una colomba» L'uomo della chimica si propone per un'associazione più europea, senza articolo 18, con nuove pensioni e un canale aperto pure con Marchionne • Il problema della disoccupazione giovanile trova radici e colpe nelle criticità complessive del nostro sistema, da un collegamento tra scuola e lavoro che andrebbe radicalmente ripensato, anche alla luce di quanto sta accadendo in tutte le economie occidentali. La scarsa flessibilità del mercato del lavoro e la crisi economica ne ha acutizzato le conseguenze. Le imprese hanno da sempre tutto l'interesse a giovarsi di una forza lavoro giovane GIORGIO SQUINZI ::: TOBIA DE STEFANO Partiti gli endorsement (gli ultimi danno Rocca con Bombassei e la Bracco con Squinzi), avviato il lavoro dei saggi (dovranno sottoporre i nomi dei candidati alla giunta deI 22 marzo), non resta che scoprire i programmi dei due sfidanti allo scranno più alto di Confindustria. Giorgio Squinzi (patron dellaMapei ed ex presidente di Federchimica) è vicino alla Marcegaglia, viene definito una colomba, per i suoi rapporti da sempre dialoganti con i sindacati, e nei pronostici è visto come il portatore degli interessi delle piccole imprese. Nell'intervista a «Libero» racconta la Confindustria che vorrebbe. Da oggi affine marzo il tema nell'agenda del governo è lariforma del mercato dellavoro. Qualè la sua posizione su riforma dell'articolo 18? «La flessibilità in uscita e gli ammortizzatori sociali sono, insieme alla flessibilità in entrata, due temi della riforma strettamente legati tra di loro. Sull'art. 18 condivido la posizione che Confindustria ha espresso ufficialmente: mantenere la possibilità del reintegro solo nel caso di licenziamenti discriminatori o nulli. Confermo però che perla crescita delle nostre imprese al momento abbiamo anche altri importanti problemi da risolvere». Poi c'è il tema degli ammortizzatori sociali? «Nel tempo abbiamo costruito un sistema, largamente finanziato dalle imprese, che in questi annidi crisi ha consentito di dare adeguate risposte ai diffusi problemi occupazionali. Tale sistema deve ora essere implementato e razio - nalizzato in relazione alle nuove esigenze e alla necessità di realizzazione di efficienti ed efficaci politiche attive di ricollocamento». Si è molto discusso anche della riforma delle pensioni». «Relativamente all'innalzamento dell'età pensionabile, sarà opportuno prevedere specifiche misure perii personale "anziano" tenuto in forza e tutele per lo stesso personale che sarà oggetto di crisi occupazionale. Questo tema non deve essere sottovalutato perchè rischia di diventare, se già non lo è, la nuova emergenza sociale dopo quella dei giovani».

*** Il dibattito sulla corsa confindustriale la dipinge come la colomba che ha buoni rapporti con i sindacati contrapposta al falco Bombassei. Cosa significa avere buoni rapporti con la Cgil? Secondo lei in questi anni la Fiom ha rappresentato un freno allo sviluppo industriale del Paese? «Non mi considero né un falco né una colomba: in realtà cerco sempre di essere una perso -narigorosa ed equilibrata. Nelle relazioniindustriali ho sempre rifiutato approcci o scelte che non fossero strettamente legati alla sostanza e al merito dei problemi che erano in gioco. Ho imparato sul campo che è meglio dialogare in modo leale e costruttivo. Ritengo che le relazio - ni industriali debbano essere un fattore di competitività, un veicolo di innovazione, di crescita culturale, di responsabilità sociale. Devono essere uno strumento efficace, utile non solo a risolvere i problemi ma possibilmente a prevenirli. Sono convinto che questo sia il tipo di approccio corretto e utile per realizzare un dialogo capace di conciliare gli interesse delle imprese e quelli dei lavoratori. Questo per me significa avere buoni rapporti con tutti». I buoni rapporti con la Cgil potrebbero precludere un rientro della Fiat nell'associazione confindustriale? «Non vedo come le due questioni siano coincidenti. La vita del sindacato è indipendente dalle scelte interne di un'organizzazione di rappresentanza di interessi generali e viceversa». Ha già un piano per convincere Marchionne a rientrare? «Qualora i miei colleghi mi assegnassero il ruolo di primusinterpares in Confindustria, certamente mi porrò il problema». Una delle grandi questioni evidenziate dalla crisi è la galoppante disoccupazione giovanile (al 30%). Quali sono le colpe delle imprese? «Il problema della disoccupazione giovanile trova radici e colpe nelle criticità complessive del nostro sistema, da un collegamento tra scuola e lavoro che andrebbe radicalmente ripensato, anche alla luce di quanto sta accadendo in tutte le economie occidentali. La scarsa flessibilità del mercato del lavoro e la crisi economica ne ha acutizzato le conseguenze. Le imprese hanno tutto l'interesse a giovarsi di una forza lavoro giovane, dinamica, altamente motivata e adeguata ai cambiamenti in atto». Cosa dovrebbe chiedere il sistetnaindustriale al governo per migliorare la situazione?

«Il governo dovrebbe garantire ed agevolare le condizioni utili all'ingresso nel mercato del lavoro dei giovani con politiche di incentivazione strutturali, a cominciare da un apprendistato più facilmente fruibile». Confindustria ha bisogno di cambiare? Da anni si dice che dovrebbe uscire dai salotti e dalla politica per tutelare ma ormente gli interessi degli associati, soprattutto delle piccole e medie imprese. Come si fa? «La mia idea di Confindustria è un'idea sobria, centrata sui contenuti. L'Italia ha bisogno di sobrietà e da noi deve arrivare un chiaro esempio. Nella mia vita di industriale ho sempre avuto come obbiettivo primario il perseguimento della crescita Confindustria ha la responsabilità di fare inmodo che siano intantissimi a tornare ad averlo. Sono convinto che l'efficienza del sistema Paese debba diventare ancor di più la priorità di Confindustria nel mercato globale la competitività delle nostre imprese dipende anche dalla competitività del sistema Italia. Per questo ho la certezza che tutte le imprese abbiano bisogno di un sistema asso - ciativo forte come interlocutore, propositivo e ascoltato da parte delle istituzioni». Il suo avversario, Bombassei, ha stilato un decalogo per sintetizzare la Confindustria che vorrebbe. Mi può indicare le sue tre priorità? «Senza una semplificazione normativo-buro - cratica profondissima l'Italia avrà un futuro difficile. Questa è la mia convinzione che si traduce in una priorità che assorbe la quasi totalità dei temi: contribuire a dare efficienza al sistema Paese perché la competitività delle nostre imprese dipende sempre più da questo. Dobbiamo adeguarci agli standard europei, soprattutto nelle normative, nella pubblica amministrazione, nel fisco, nelle infrastrutture, nel credito, nell'energia, nella scuola, nella giustizia e nella ricerca. Non si può richiamare l'Europa solo quando fa comodo». A proposito. Che giudizio ha del governo Monti? Su fisco, liberalizzazioni e semplificazioni si poteva fare di più? «Si può sempre fare meglio ma sono certo che il Presidente Monti ha aperto un lungo cammino che non possiamo abbandonare per il bene e il futuro del nostro Paese. Il mio auspicio è che lo faccia insieme a Confindustria perché ilvissuto quotidiano degli imprenditori può dare alla politica il know-how per prowedimenti concreti e mirati».

*** GIORGIO SQUINZI Sull'operato del governo dice: si può sempre fare meglio ma sono certo che il Presidente Monti ha aperto un lungo cammino che non possiamo abbandonare per il bene del nostro Paese OL Y ***


LE INTERVISTE Bombassei e Squinzi:

sfida per Confindustria TOBIA DE STEFANO e NINO SUNSERI alle pagine 20-21 La corsa atdopo Marcegagtia Alberto Borbassei «Imprenditori, non politici Solo così può salire il Pil» Mr Brembo ha la sua ricetta per il futuro. In Confindustria serve autonomia di rappresentanza perché le aziende costruiscano interessi convergenti • L'apprendistato è un contratto a tempo indeterminato, finalizzato alla formazione ed all'occupazione dei giovani. Continua a non passare nell'opinione pubblica l'idea che l'apprendista non è più il "ragazzo di bottega': L'apprendistato è invece una garanzia di lavoro, di tutele, di stabilità e di crescita professionale.

ALBERTO BOMBASSEI ::: NINOSUNSERI Da oggi a fine marzo il grande tema nell'agenda del governo è la riforma del lavoro. Che ne pensa Alberto Bombassei di riforma dell'articolo 18 e di ammortizzatori sodali «La mia posizione è quella che abbiamo condiviso in Confindustria, negli organi direttivi e con gli esperti del sistema associativo: il tema di una riforma del mercato del lavoro è urgente e complesso. Per questo va affrontato senza tabù e con la chiara consapevolezza. Credo allora che ogni ipotesi di riforma debba affrontare i nodi che l' Europa pone quasi quotidianamente all'attenzione del Paese. Dovremo andare verso un'accurata revisione delle norme sulle forme di assunzione, per evitare fenomeni di abuso e situazioni di precarietà. E dovremo anche rivedere le regole per il licenziamento prevedendo, al tempo stesso, un sistema di assicurazione dalla disoccupazione ed un insieme di politiche attive, compresa una formazione vera, in grado di facilitare la ricollocazione delle per-sone». Su un punto sono tutti d'accordo: potenziare l'apprendistato come contratto di ingresso per i giovano nel mondo del lavoro. E' &accordo? In che modo è possibile incentivarne l'utilizzo? «Non c'è dubbio che deve essere la forma principale di ingresso al lavoro per i giovani. Non per niente l' anno scorso, con Governo e sindacati, abbiamo definito un testo unico che rappresenta un significativo passo in avanti. Forse a molti sfugge che, per legge, l'apprendistato è un contratto a tempo indeterminato, fina-lizzato alla formazione ed all'occupazione dei giovani. Di tutti i giovani, anche laureati e diplomati. Continua a non passare nell'opinione pubblica l'idea che l'apprendista non è più il "ragazzo di bottega". L'apprendistato è invece una garanzia di lavoro, di tutele, di stabilità e di crescita professionale. Adesso vedremo nel confronto in corso, come rendere questo contratto immediatamente utilizzabile superando gli ultimi ostacoli procedurali. Certo se si trovasse anche il modo di estendere il regime di totale decontribuzione oggi a favore delle sole imprese con meno di IO dipendenti, si darebbe un ul *** teriore stimolo alle assunzioni di giovani» il dibattito sulla corsa confindustriale la dipinge come un falco nei rapporti sindacali. Cosa ne pensa? «Io sono prima di tutto un imprenditore e mi creda, cinquant'anni di confronto con la competizione internazionale e questi ultimi otto annidi dialogo costante con i miei colleghi grazie al ruolo in Confindustria, mi hanno insegnato una regola fondamentale: stare fermi vuol dire necessariamente perdere posizioni. Per cui c'è sempre il momento in cui, in azienda o in associazione, occorre prendere una decisione. E specie chi fa rappresentanza deve essere capace non già di limitarsi a mediare interessi ma essere in grado di comporre interessi concorrenti verso interessi generali. Ciò non toglie che il dialogo rimane una componente fondamentale, ma alla fine si deve pur trovare il punto di sintesi». I suoi rapporti con la Cgil potrebbero preludere un rientro della Fiat nell'associazione confindustriale? Ila già un piano per convincere Marchionne a rientrare? «Penso che le condizioni per un rientro si possano creare naturalmente nella misura in cui la Fiat riterrà che il nostro sistema di regole sul lavoro e di relazioni sindacali sia in grado di rispondere alle sfide che il mercato mondiale pone loro ogni giorno. Non dimentichiamo che questo è uno dei fattori che contribuiscono a rendere più o meno attrattivo il Paese. Ma la riforma del mercato del lavoro non è la sola su cui concentrarsi; sarà necessario procedere con altre riforme nel solco, doloroso ma necessario, che il governo Monti ha avviato». Uno dei problemi evidenziati dalla crisi è la galoppante disoccupazione giovanile (al 30%). Quali sono le colpe delle imprese? Cosa dovrebbe chiedere il sistema industriale al governo per migliorare la situazione? «Ciclo economico e occupazione sono ovviamente elementi strettamente connessi. Lo sono stati nella "discesa" della crisi economica, in tutta l'Eurozona, e lo devono essere anche nell'inversione della curva. Le misure per sostenere il sistema occupazionale devono quindi essere necessariamente sorrette da interventi per favorire la crescita. In altre parole, i passi verso una ma; ore flessibilità e tutela del lavoro non avrebbero effetti sull'occupazione, se non si supportano gli investimenti e lo sviluppo. Confindustria ha bisogno di cambiare? Da anni si dice che dovrebbe uscire dai salotti e dalla politica per tutelare maggior-men te gli interessi degli associati, soprattutto delle piccole e medie imprese. Lei vorrebbe andare in questa direzione? In che modo? «Ritengo sia semplicemente miope pensare alla posizione dell'Associazione in termini di sostegno o contrasto alla politica, come è accaduto in passato. La base della vera attenzione agli associati è proprio quell'autonomia che consente il dialogo, ma soprattutto la chiara visione delle necessità delle imprese. E il cambiamento, come detto, deve passare anche per il sistema di rappresentanza» Il suo avversario ha stilato quattro punti per sintetizzare la Confindustria che vorrebbe. Mi può indicare le sue 4 priorità? «Stimo Giorgio Squinzi, e mi viene difficile definirlo "avversario". Circa le priorità, oltre quella rappresentata da una nuova "visione" e da un nuovo assetto dell'Associazione, ne indicherei almeno quattro fra le tante che comunque metterei tutte al primo posto: credito, fisco, infrastrutture e internazionalizzazio-ne». Che giudizio ha del governo Monti? Su fisco, liberalicracionie semplificazioni si poteva fare di più? «Il governo ha dovuto fare una manovra sui conti pubblici necessaria ma inevitabilmente recessiva Sta comunque generando una grande spinta riformatrice che spero riesca a ridurre spesa pubblica e debito. Questi sono i presupposti per politiche espansive concrete».

IALBERTO BOMBASSEI Dell'incontro in Assolombarda dice: «è andata benissimo l'atmosfera era assolutamente positivacon un confronto, domande e risposte stimolanti. Penso sia stato positivo per tutti» OLY ***

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