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giovedì 16 maggio 2013

Facebook può finire in crisi

Gli investitori temono che Facebook interessi sempre meno alle giovani generazioni, interessate piuttosto a reti alternative come Twitter, WhatsApp, Tumblr, Line, Viber, Snapchat. "Una delle più frequenti conversazioni che ho con i miei investitori è quella sul disinteresse delle giovani generazioni per Facebook" dice Mark Mahaney, analisti di Rbc. Comunque oggi ogni giorno 665 milioni di persone usano Facebook.
dal Ft

venerdì 25 maggio 2012

Le indagini sull'Ipo di Facebook


Passati cinque giorni dal debutto a Wall Street il titolo Facebook vale 32 dollari, 6 in meno rispetto alla quotazione di partenza. Adesso si capisce perché alcuni dei navigati squali della finanza che erano entrati in società con Mark Zuckerberg tre giorni prima dell’Ipo abbiano deciso di incrementare la quota di azioni da vendere. Questa "aggiuntina" finale ha permesso alla banca d’affari Goldman Sachs, al fondo speculativo Tiger Management e ai russi di DST More di incassare complessivamente 2 miliardi in più venerdì e, considerate le quotazioni attuali, di perdere qualche miliardo in meno dalla svalutazione dei titoli che si sono tenuti in portafoglio.
Forse però anche questa vicenda finirà presto nel gruppone delle inchieste sull’Ipo più cool e più cattiva del 2012. Incassato il record di debutto più ricco di sempre per una società tecnologica, Facebook rischia il primato dell’esordio di Wall Street più sospetto degli ultimi anni. Riepiloghiamo le cause aperte: 3 azioni collettive contro i manager del social network e le banche che hanno curato l’operazione; indagini della Sec, dalla Finra e della commissione Finanza del Senato (cioè le massime autorità americane di vigilanza finanziaria); una denuncia al Nasdaq da parte di un investitore che è stato danneggiato dai problemi tecnici della quotazione. Quest’ultima vicenda è la più semplice: la società dell’indice tecnologico non è stata in grado di gestire un’operazione così grande e tra rallentamenti e risposte lente ha provocato gravi danni a molti investitori. Ora rischia di perdere molti clienti e secondo le ultime voci Facebook, che in questo caso è stato una "parte lesa", starebbe meditando di traslocare al Nyse, il più solido indice di Wall Street.
Più grave è la vicenda su cui stanno indagando Sec, Finra e Senato. Il 9 maggio, una settimana prima della quotazione, Facebook ha comunicato ai mercati che la crescita della pubblicità non aveva lo stesso ritmo di quella del numero di utenti. I dettagli l’azienda li ha dati soltanto a un ristretto gruppo di investitori. Il responsabile finanziario David Ebersman, a cui Zuckerberg ha affidato la quotazione, ha contattato 20 analisti – tra cui quelli di Morgan Stanley, Goldman Sachs, JPMorgan, le principali banche coinvolte nell’Ipo – per consigliare loro di guardare al limite basso dell’intervallo di utili e fatturato 2012 previsti nei documenti che hanno accompagnato la quotazione. Facebook sta andando peggio del previsto ma soltanto certi investitori ne sono stati informati prima del debutto in Borsa. Il dettaglio comunicato da Ebersman alle banche più vicine all’Ipo era «importante»? Sì, verrebbe da dire a caldo, ma toccherà agli investigatori della Sec e delle altre autorità stabilire se l’omissione sia stata o meno un illecito. L’esito delle indagini non è scontato, spiegano gli esperti delle norme di Wall Street, perché la Regulation FD che si occupa delle informazioni «importanti» da dare al mercato prima di un’Ipo è poco specifica e molto interpretabile.

Pietro Saccò su Avvenire del 25 maggio

venerdì 3 febbraio 2012

Altri conti di Facebook

Profitti più che quintuplicati in 24 mesi, il traguardo di un miliardo di users previsto per l’estate, l’ambizione di sfondare in Cina, l’agguerrita competizione con Google, il timore della scomparsa di Mark Zuckerberg e l’incubo di perdere «friends»: nelle 197 pagine di documenti finanziari presentati alla Sec (la Consob Usa) per lanciare l’offerta pubblica di acquisto, Facebook svela i suoi segreti gelosamente custoditi dalla creazione avvenuta nel 2004.

Il piano di raccogliere 5 miliardi di dollari dall’iniziale offerta si basa sulla forza dei numeri di Facebook, che come simbolo avrà «FB»: dal 2009 al 2011 le entrate sono cresciute da 777 milioni di dollari a 3,7 miliardi e i profitti si sono impennati da 122 milioni a 668 milioni. La prosperità nasce dalla costante espansione del pubblico: il 2011 si è concluso con 845 milioni di users, il 39 per cento in più del 2010, e a tali ritmi in estate toccherà quota 1 miliardo. E’ un pubblico che comunica a ritmi vertiginosi - 2,7 miliardi di preferenze "likes" e commenti al giorno negli ultimi 3 mesi del 2011 - grazie a 483 milioni di users che si connettono ogni 24 ore: è tale caratteristica a fare di Facebook un veicolo pubblicitario prezioso, spiegando perché è proprio questa la fonte dell’85 per cento di entrate. Ma non ci sono solo luci nel «Registration Statement» perché «Facebook, Inc.» possiede 3,9 miliardi di liquidi mentre Google ne ha 45 miliardi. Il motivo è che ogni user genera 4,39 dollari di entrate mentre su Google arriva a quota 30 dollari. Di conseguenza Google ha entrate annuali assai superiori a Facebook: 38 miliardi di dollari. La concorrenza con Google è serrata e così fra gli "elementi di rischio" Facebook include lo sviluppo del social network Google+, adoperato da Barack Obama per l’"hangout digitale" dalla Casa Bianca. Per reggere la concorrenza di Google, Facebook sviluppa entrate alternative alla pubblicità come la vendita di giochi e da applications che offrono prodotti dal suo website. L’altra differenza con Google è che Zuckerberg, 27 anni, detiene ben il 57 per cento delle azioni di Facebook ovvero quasi l’equivalente della somma delle quote di Sergey Brin e Larry Page nel motore di ricerca che hanno fondato.

Fra i "maggiori pericoli" alla quotazione, Facebook individua la possibilità che i regolatori i Ue e Usa possano imporre norme sulla privacy destinate a ostacolare l’accumulazione di informazioni sugli users. Poi c’è il timore della "scomparsa di Mark Zuckerger, Sheryl Sandberg ed altri personaggi chiave" perché il fondatore dell’azienda di Menlo Park in California, il suo braccio destro e alcuni top manager vengono considerati insostituibili. L’altra minaccia viene dallo sviluppo dei cellulari perché al momento chi li usa per collegarsi con Facebook non vede la pubblicità. E ancora: "Se non riusciremo a conservare gli attuali users o ad aumentarli, o se dovessero diminuire, le nostre entrate sarebbero danneggiate in maniera significativa". Ovvero, c’è il pericolo della bolla speculativa. Da qui la determinazione a espandersi in maniera aggressiva e i mercati con più opportunità sono Brasile, Germania, India, Giappone, Russia e Sud Corea mentre le speranze si concentrano sulla Cina, a patto però che Pechino consenta maggiore libertà di navigazione su Internet.

Riguardo al valore delle azioni quelle di classe B valevano 29,7 dollari a fine dicembre e il prezzo dell’offerta pubblica di acquisto - fra 3-4 mesi - potrebbe essere di 35-40 dollari. Sarà il mercato a dire l’ultima parola sulla quotazione e al momento emergono due indicazioni contrastanti: da un lato la grande attesa degli users che preannuncia un’alta domanda e dall’altro la prudenza dei maggiori investitori intimoriti dai rischi del settore dell’alta tecnologia oppure già in possesso di pacchetti azionari attraverso transazioni private. A gestire l’offerta saranno Morgan Stanley, Goldman Sachs e JP Morgan Chase.

Maurizio Molinari
Facebook svela i suoi segreti - LASTAMPA.it:

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giovedì 2 febbraio 2012

I conti di Facebook


Il social network creato da Mark Zuckerberg dalla sua stanza del campus di Harvard nel 2004 e
la cui popolarità è esplosa nel giro di pochi anni ha dichiarato nei documenti preliminari
presentati all'Authority un risultato netto in crescita del 65% a 1 miliardo di dollari nel 2011
su 3,71 miliardi di ricavi.