Ogni mattina sul sito del Financial Times un gruppo di giornalisti finanziari chiacchiera pubblicamente sulle notizie destinate a muovere le Borse. Ieri la loro chiacchierata si apriva con una foto di Beppe Grillo. Seguiva una analisi pubblicata su Euro Intelligence (un servizio di informazione finanziaria sempre legato al quotidiano inglese) in cui si raccontava che in un’intervista concessa a Euronews il leader del Movimento 5 Stelle ha spiegato tra l’altro che intende «ridiscutere» il debito pubblico italiano e introdurre sanzioni sulle importazioni. «Quest’uomo – scrive Euro Intelligence citando i sondaggi che danno Grillo al 20% – propone le misure più anti-euro, anti-Ue e mercantiliste della recente storia elettorale europea e lo fa senza il razzismo dei tradizionali partiti dell’estrema destra ».Grillo è oggi uno dei grandi spauracchi degli investitori europei, che guardano al voto italiano con una certa ansia perché temono che da lunedì sera la terza maggiore economia dell’euro sarà, di fatto, ingovernabile. Le analisi diffuse in questi giorni da Credit Suisse, Morgan Stanley, Mediobanca Securities, Ig, Allianz Gi e Standard & Poor’s insistono tutte sullo stesso problema: se dal voto uscirà una maggioranza debole l’Italia rischia di mancare gli obiettivi di finanza pubblica che si è data e di abbandonare in partenza ogni tentativo di riforma della sua economia. In una zona euro dove la Germania rallenta (e anch’essa dovrà votare, in autunno), la Francia è in evidenti difficoltà e la Spagna resta in pessima forma l’Italia imprigionata dall’incertezza politica è proprio la novità meno desiderabile.
Gli analisti chiaramente non fanno il tifo per qualche partito specifico. Vogliono più che altro misure capaci, almeno secondo i loro calcoli, di rimettere l’Italia in grado di crescere quando l’economia europea troverà la ripresa. Scrive Neil Dwane, di Allianz Gi, che Monti «sebbene sia partito col piede giusto, non ha affrontato le più ampie, e forse più importanti, questioni relative all’attrattività dell’Italia per gli investitori istituzionali. Se non vengono affrontate a fondo tali questioni, l’Italia rischia di rimanere relegata a un futuro molto simile al passato degli ultimi 20 anni: bassa crescita, economia debole ed esposta alle pressioni regionali e globali, con l’ulteriore aggravio di un pesante debito pubblico». Quasi identica l’analisi di Moritz Kraemer di Standard & Poor’s: «Nonostante le riforme introdotte dal governo tecnico di Mario Monti nell’ultimo anno, le prospettive di crescita dell’economia italiana restano compresse dalle rigidità sul mercato del lavoro, da un settore dei servizi molto protetto e dall’elevato carico fiscale su lavoro e industria ».Qualche analista si sbilancia di più. Filippo Diodovich e Vincenzo Longo di Ig partono dai sondaggi e tra gli esiti più probabili spiegano che quello di una vittoria di Bersani alla Camera e non al Senato, con una situazione che però lo costringa a un’alleanza con Monti e conseguente uscita di Vendola dalla maggioranza «è lo scenario preferito dai mercati e dagli investitori esteri».
E quello scenario – nonostante le ripetute pubbliche smentite – è anche quello preferito dai tedeschi, che ovviamente non vogliono rischiare nulla sui soldi (soprattutto tedeschi) che l’Europa ha 'prestato' all’Italia. La Banca centrale europea ieri ha comunicato ufficialmente il dettaglio della sua spesa nel Securities Market Programme, il piano di acquisti di titoli pubblici delle nazioni a rischio chiuso all’inizio del 2012: l’istituto guidato da Mario Draghi ha in cassaforte titoli per 218 miliardi di euro (ma se a prezzi di mercato valgono 209 miliardi). Di questi poco meno della metà – 102,8 miliardi di valore ufficiale, 99 alle quotazioni attuali – sono Btp italiani, con una scadenza media di 4,5 anni. Nella migliore delle ipotesi politiche Francoforte avrà il suo rimborso prima della fine della prossima legislatura.
Gli analisti chiaramente non fanno il tifo per qualche partito specifico. Vogliono più che altro misure capaci, almeno secondo i loro calcoli, di rimettere l’Italia in grado di crescere quando l’economia europea troverà la ripresa. Scrive Neil Dwane, di Allianz Gi, che Monti «sebbene sia partito col piede giusto, non ha affrontato le più ampie, e forse più importanti, questioni relative all’attrattività dell’Italia per gli investitori istituzionali. Se non vengono affrontate a fondo tali questioni, l’Italia rischia di rimanere relegata a un futuro molto simile al passato degli ultimi 20 anni: bassa crescita, economia debole ed esposta alle pressioni regionali e globali, con l’ulteriore aggravio di un pesante debito pubblico». Quasi identica l’analisi di Moritz Kraemer di Standard & Poor’s: «Nonostante le riforme introdotte dal governo tecnico di Mario Monti nell’ultimo anno, le prospettive di crescita dell’economia italiana restano compresse dalle rigidità sul mercato del lavoro, da un settore dei servizi molto protetto e dall’elevato carico fiscale su lavoro e industria ».Qualche analista si sbilancia di più. Filippo Diodovich e Vincenzo Longo di Ig partono dai sondaggi e tra gli esiti più probabili spiegano che quello di una vittoria di Bersani alla Camera e non al Senato, con una situazione che però lo costringa a un’alleanza con Monti e conseguente uscita di Vendola dalla maggioranza «è lo scenario preferito dai mercati e dagli investitori esteri».
E quello scenario – nonostante le ripetute pubbliche smentite – è anche quello preferito dai tedeschi, che ovviamente non vogliono rischiare nulla sui soldi (soprattutto tedeschi) che l’Europa ha 'prestato' all’Italia. La Banca centrale europea ieri ha comunicato ufficialmente il dettaglio della sua spesa nel Securities Market Programme, il piano di acquisti di titoli pubblici delle nazioni a rischio chiuso all’inizio del 2012: l’istituto guidato da Mario Draghi ha in cassaforte titoli per 218 miliardi di euro (ma se a prezzi di mercato valgono 209 miliardi). Di questi poco meno della metà – 102,8 miliardi di valore ufficiale, 99 alle quotazioni attuali – sono Btp italiani, con una scadenza media di 4,5 anni. Nella migliore delle ipotesi politiche Francoforte avrà il suo rimborso prima della fine della prossima legislatura.
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