Cerca nel blog

sabato 5 gennaio 2013

Per la Napoleoni la ripresa così è impossibile

Travolti dall’enormità dei loro debiti, certi Stati dell’euro hanno rinunciato a governarsi e si sono affidati ad altri, che li ge­stiscono badando ai propri – legittimi – interessi. Ora sono in un tunnel di recessione il cui sbocco saranno pesanti tensioni sociali. Tra quei Pae­si c’è anche l’Italia. L’econo­mista Loretta Napoleoni lo ha scritto in Democrazia vende­si , un libro che esce oggi ed è un’analisi cupa della crisi del­l’euro. «Non sono cose che penso solo io – avverte subi­to–. Le dicono in tanti, e tra questi ci sono molti premi Nobel. Ad esempio Paul K­rugman o Joseph Stiglitz» Leggerla non è un bel modo per cominciare l’anno che, nelle previsioni, dovrebbe chiudersi con l’inizio di una debole ripresa. 
Il fatto è che per l’Italia, co­me per la Spagna o per la Gre­cia, una ripresa in queste condizioni non è possibile. Il 'fiscal compact' ci impone una ingessatura inevitabil­mente recessiva. Per rincor­rere obiettivi di finanza pub­blica decisi a Bruxelles noi stiamo strozzando le piccole e medie e imprese, l’unico motore rimasto alla nostra e­conomia. Qui a meno di una straordinaria innovazione tecnologica non abbiamo più nulla che possa farci riparti­re. Andiamo verso un impo­verimento che ci riporterà u­na condizione che non vede­vamo dalla fine della guerra. Con un debito pubblico al 120% del Pil l’Italia aveva al­ternative all’austerità? 
Le alternative ci sono ancora, e credo che finiremo per u­sarle, perché ridurre il debito in questo modo è impossibi­le e socialmente insostenibi­le. Abbiamo bisogno di un ta­glio netto e forzato che coin­volga le banche, come quel­lo applicato alla Grecia. Dal punto di vista finanziario è possibile farlo. Lo dovrebbe fare l’Italia ma ne avrebbero bisogno quasi tutti, la Spagna ma anche la Francia... Queste insolvenze non ucci­derebbero l’euro? 
Lo costringerebbero a cam­biare. La moneta unica è sta­ta fatta male, perché tratta al­lo stesso modo sistemi eco­nomici nazionali che sono molto diversi. Favorisce solo i tedeschi e le nazioni del Nord. Dopo questi tagli del debito si dovrebbe ripartire da un 'euro a due velocità', un’ipotesi che infatti già cir­cola da diverso tempo. Le economie in difficoltà però hanno anche problemi che non riguardano i conti pubblici... 
I Paesi della periferia dell’eu­ro hanno da molti anni pro­blemi di competitività che sono peggiorati rapidamen­te dopo la perdita dell’indi­pendenza monetaria. Non è solo 'svalutare la lira'...una moneta è una componente dinamica di un sistema eco­nomico, deve potersi muo­vere assieme agli altri ingra­naggi. Con l’euro abbiamo bloccato la moneta per ade­guarla a esigenze altrui. Stia­mo vedendo che non funzio­na. Lo scenario che descrive as­somiglia a una rivolta del Sud Europa contro la Ger­mania. È realistico?
Ovvio, è difficile. Il problema è che i politici dei Paesi della periferia dell’euro hanno u­na debolezza psicologica che gli impedisce di mettersi as­sieme e condurre le loro bat­taglie; gli manca l’orgoglio degli inglesi, gli unici capaci di non farsi guidare dagli al­tri. In Italia, poi, c’è molta i­deologia e questo ci impedi­sce di metterci assieme an­che al nostro interno quan­do dobbiamo difendere gli interessi nazionali. E io cre­do che l’impoverimento del Paese sia un tema di interes­se nazionale da contrastare mostrandoci uniti. Se la po­litica continuerà a non capir­lo rischiamo pericolose ten­sionisociali. 

da Avvenire

Nessun commento:

Posta un commento