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venerdì 5 aprile 2013

La ripresa (ad ostacoli) degli affitti

Siamo nella primavera del 2006, quasi nessuno sa cosa siano i mutui subprime e la recessione globale non è uno sce­nario immaginabile. Il più lungo boom immobiliare della storia d’I­talia sta raggiungendo il suo api­ce. «L’87,1% degli italiani vive in u­na casa di proprietà» annuncia il Censis. È un record storico e sem­bra una notizia bellissima per una popolazione abituata a considera­re l’affitto un insensato spreco di denaro.
Non c’era ancora una Imu così pe­sante, allora, e le quotazioni degli immobili sembravano destinate a crescere a tempo indeterminato. Quasi nessuno faceva notare che nelle economie europee che fun­zionano meglio della nostra – ad esempio in Germania, Francia, Re­gno Unito o Paesi Bassi – la quota dei proprietari di casa non supera il 70%.
Sette anni dopo la casa di proprietà è ancora tra le massime aspirazio­ni degli italiani ma qualcosa è cam­biato. Intanto, calcola l’Istat, la quota di proprietari è scesa all’81%. Poi comprare casa è di­ventato difficilissimo, perché i prezzi sono cresciuti a dismisura e le banche non fanno credito. Il mercato si è bloccato e come ri­sultato sempre più famiglie sono costrette a scegliere, a malincuo­re, l’affitto. Ma nello stesso tempo tante famiglie sono indaffarate a cercare in tutta fretta qualche in­quilino affidabile.
«L’offerta di affitti sta crescendo tanto. Era già elevata negli anni del boom immobiliare, perché tanti compravano casa per metterla a reddito, ma negli ultimi mesi per effetti della crisi e dell’Imu il nu­mero di case in cerca di inquilini è aumentato moltissimo» spiega Fa­biana Megliola, responsabile del­l’ufficio studi di Tecnocasa. «Sul la­to della domanda, nella maggioranza dei casi – continua - si va in affitto perché non si riesce a com­prare, ma cresce la quota di chi sceglie la locazione per mantenersi flessibile a livello professionale». Nel frattempo sta cambiando il comportamento di in­quilini e proprietari: «I pro­prietari stanno limando i canoni, per andare incontro alla calo del­la capacità di spesa e non ritrovar­si con la casa sfitta. Mentre gli in­quilini si fanno più selettivi: con tanta offerta possono scegliere tra diverse alternative e quindi non si accontentano più così facilmen­te ». Sono tendenze visibili anche nel­l’ultima analisi condotta da Nomi­sma assieme a Solo Affitti, società leader nel settore delle locazioni. I canoni, secondo l’indagine, nel 2012 si sono ridotti in media tra il 5 e il 6%. «La domanda è forte – conferma Silvia Spronelli, presi­dente di Solo Affitti – ma le nor­mative non aiutano. Chi sta in af­fitto in una prima casa dovrebbe avere agevolazioni fiscali come chi compra con il mutuo. Mentre ai proprietari servono maggiori ga­ranzie per tutelarsi dagli inquilini morosi». Anche le semplificazioni introdotte di recente, come la ce­dolare secca, non hanno funzio­nato: l’imposta unica del 20% sul redditto da affitto lo scorso anno ha dato un gettito di 875 milioni invece dei 3,5 miliardi previsti. Se­condo le stime della Cgia di Mestre almeno un milione di abitazioni in Italia sono affittate in nero.Così se il mercato delle compra­vendite è bloccato per la crisi, quel­lo degli affitti è frenato dalla buro­crazia. Putroppo non è un freno so­lo per il settore immobiliare: «Il tas­so naturale di disoccupazione di­pende dalla facilità con cui le per­sone possono spostarsi, di impre­sa e di luogo di residenza, per tro­vare un lavoro» spiegava un grup­po di economisti coordinati da In­nocenzo Cipolletta in uno studio di qualche tempo fa sull’immobi­liare italiano. Può darsi che l’Italia della casa di proprietà fra qualche anno scoprirà che la ripresa eco­nomica, ogni tanto, è in affitto.

da Avvenire di oggi

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