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mercoledì 2 maggio 2012

Parma al voto


A Parma il governo dei tecnici è arrivato un po’ prima che a Roma, e adesso che i politici stanno tornando in città c’è chi preferirebbe farli aspettare ancora qualche anno. “Per me possono anche confermare Ciclosi che forse è meglio” conferma anonimo, a pochi giorni dal voto per il nuovo sindaco, un parmigiano di un’antica famiglia del centro. Ciclosi di nome fa Mario ed è il commissario straordinario mandato a Parma lo scorso novembre dal presidente Napolitano per sostituire un altro commissario, Anna Maria Cancellieri, diventato ministro dell’Interno. Perché Parma è una città commissariata da settembre del 2011, quando Pietro Vignali ha lasciato il municipio travolto da una tempesta giudiziaria con accuse di tangenti e corruzione che hanno colpito prima alti funzionari comunali e delle municipalizzate, dopodiché alcuni stretti collaboratori del sindaco e, infine, quasi tutta la giunta, esclusi solo il primo cittadino e un assessore. Ristrutturazioni di casa in cambio di lavori sul verde pubblico, il capo dei vigili che si scusa con il re del Parmacotto per una multa, appalti “corretti” per favorire la Pizzarotti, uno dei giganti italiani delle costruzioni. Sono storie di mazzette di provincia, quelle tirate fuori dal procuratore Gerardo Laguardia, quasi imbarazzanti per la loro grettezza in una città che anche quando ha dovuto dare scandalo lo ha fatto in grande, sconcertando il mondo con la vicenda Parmalat.
Parma è stata capitale per più di tre secoli, per questo si sente in diritto di essere trattata da “grande”. È stata proprio la voglia di grandezza ad avere fatto la fortuna (e forse avere segnato anche la fine) della forza politica che ha governato la città negli ultimi 14 anni. Alle comunali del 1998, Elvio Ubaldi, sostenuto dalla lista civica Civiltà Parmigiana e appoggiato dal centrodestra, mandò all’opposizione per la prima volta nella sua storia la sinistra parmigiana. Gli otto anni di Ubaldi hanno cambiato la città con una serie di “grandi opere” locali (ponti, tangenziali, ristrutturazioni di quartieri, addirittura il progetto di una metropolitana) consentite da una disponibilità finanziaria non comune e da nuovi fondi arrivati da Bruxelles, che ha basato qui in Emilia la sua Autorità alimentare europea. La grandeur ubaldiana inorgogliva i parmigiani, che infatti nel 2002 hanno confermato il sindaco direttamente al primo turno e nel 2007 hanno dato fiducia al suo “prescelto”, Vignali, allora soprannominato “quello delle rotonde” perché, da assessore, piazzava rondò al posto degli incroci per favorire la viabilità. Nella rossa Emilia, la sinistra per quasi 15 anni non ha più toccato palla solo a Parma. La mattina del voto, 5 anni fa, la Gazzetta di Parma si schierò apertamente con Vignali, contro l’avversario Alfredo Peri, assessore regionale ai trasporti che chiedeva di coordinare meglio i piani della città con quelli della Regione. Se Parma deve discutere i suoi piani con qualcuno, scriveva il direttore Giuliano Molossi, lo farà con le grandi capitali europee, non certo con Bologna.
Stavolta la Gazzetta non si schiera. La fine triste della gestione Vignali, che pure ha introdotto novità importanti come quel “Quoziente Parma” che è diventato modello nazionale di tassazione a favore delle famiglie, ha lasciato cantieri da finire, una certa quantità di debiti (tra Comune e controllate si parla di circa 600 milioni) e molta amarezza. La competizione elettorale è un trionfo di già visto. Il favorito è Vincenzo Bernazzoli, presidente della Provincia (ancora in carica) da quasi 10 anni, uscito vincitore dalle difficili primarie della sinistra. Sostenuto da Pd, Idv, Comunisti italiani e quattro liste civiche, Bernazzoli non è esattamente una figura di discontinuità, ha gestito la Provincia collaborando spesso con gli amministratori comunali del centrodestra ed è considerato esponente di una sinistra riformista. Su uno dei punti chiave della campagna, la costruzione di un inceneritore a 4 chilometri dal centro, la pensa più o meno come il suo principale rivale: bisogna farlo. Il rivale, che nei sondaggi sta 20 punti indietro rispetto al 45% del candidato di sinistra, è di nuovo Ubaldi, sostenuto dall’Udc e pronto a riprendere il suo posto in municipio. Come slogan della campagna si è scelto “ritorno al futuro”, ma ovviamente il vecchio sindaco non gode più della popolarità di quando ha lasciato. Ubaldi dovrebbe comunque raccogliere il grosso dei voti del centrodestra: Paolo Buzzi, ex vicesindaco candidato del Pdl, sembra destinato a non arrivare al 10%, mentre la Lega dovrebbe fermarsi al 7% e la lista civica dell’ex assessore Roberto Ghiretti è data sotto al 5%. A sinistra, Bernazzoli deve invece guardarsi dall’attivismo del Movimento 5 Stelle (che candida Federico Pizzarotti, cognome poco fortunato per chi aspira ad essere un candidato antisistema) e dal seguito di Roberta Roberti, la candidata di Parma Bene Comune, una lista civica nata dal movimento che nei mesi della crisi politica manifestava quotidianamente sotto i portici del Comune. Probabile si arrivi al secondo turno, dove i giochi potrebbero essere più aperti di quanto sembri. Anche se l’aria di cambiamento da queste parti soffia così debole e odora tanto di austerità che dalle urne potrebbero uscire parecchie sorprese.