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domenica 8 aprile 2012

Fallimenti a catena nel fotovoltaico tedesco

Ha chiuso l'americana Solar Trust, perché la sua controllante tedesca Solar Millenium è fallita a dicembre, fallito un tentativo di cessione a Solarhybrid, fallita anche lei. A dicembre in Germania fallite anche Solon e Q-Celles. Colpa del taglio ai sussidi e della concorrenza cinese.

Wsj

sabato 7 aprile 2012

Il petrolio che serve a Ryiadh

In Arabia Saudia la domanda di energia sale del 10% all'anno. Così Riyadh è costretta di usare 3 milioni di barili di petrolio al giorno (il 25% della produzione) per i consumi interni. Calcola la Iea che l'Arbia consuma più petrolio della Germania, che ha il triplo di abitanti e un'economia cinque volte più grande. Il problema è che se l'Arabia ha bisogno del suo petrolio l'Occidente vede ridursi la "spare-capacity" araba, con cui Ryadh può venirgli incontro nei momenti di tensioni sul prezzo. Uno studio di Jadwa Investment dice che più o meno attorno il 2020 la spare capacity sarà azzerata e per il 2043 il Paese sarà costretto a tenersi tutto il petrolio che produce.

Wsj

La panflazione


L'Economist evidenzia i rischi della panflazione, che è poi l'aumento generalizzato di ogni cosa. Le taglie dei vestiti, oggi più capienti di un tempo (la 42 di oggi è la vecchia 44 etc.), le porzioni dei cibi e delle bevande, che non esistono più, nel nome, in versione "piccola", e poi le classi degli hotel, i voti degli studenti, i titoli lavorativi (sono tutti manager, sotto diverse forme). La panflazione serve solo a fare sentire meglio clienti. Ma "ogni inflazione svaluta ciò che infetta. Oscura l'informazione e quindi distorce i comportamenti". Diceva Karl Otto Pöhl, un tempo alla guida della Bundesbank: l'inflazione è come il dentifricio, è facile spingerlo fuori dal tubetto, quasi impossibile da rimettere dentro.

venerdì 6 aprile 2012

La Balena di Londra




Per i giganti di Wall Street da quest’estate la vita potrebbe complicarsi molto. A luglio dovrebbe dovrebbe entrare in vigore la "Volcker Rule", la regola – contenuta nel più generale Dood-Frank Act, la riforma della finanza americana – che vieta alle banche d’affari di fare investimenti in Borsa con i loro stessi capitali invece di limitarsi a scommettere i soldi dei clienti. I funzionari della Sec, l’organismo che vigila su Wall Street, da mesi stanno studiando assieme ai colleghi della Federal Reserve come applicare concretamente la nuova regola. L’idea è quella di consentire alcune eccezioni. Le grandi banche d’affari, JPMorgan, Goldman Sachs e Morgan Stanley, stanno facendo pressione per mantenere il massimo grado possibile di libertà.
Ma la storia della "Balena di Londra", raccontata ieri dall’agenzia <+corsivo>Bloomberg<+tondo> e dal <+corsivo>Wall Street Journal<+tondo>, indebolisce duramente le argomentazioni delle banche. La "Balena di Londra" si chiama Bruno Iksil, è francese e dal 2005 lavora a Londra per JPMorgan. Iksil non fa il trader con i soldi dei clienti, ma lavora nella divisione "chief investment office", l’unità che si occupa di gestire il patrimonio della banca americana. È una divisione che non fa scommesse azzardate, ma ha il compito di proteggere gli asset di JPMorgan. Iksil è quindi attivo proprio in quell’ambito di attività bancaria che la "Volcker Rule" punta a ridurre al minimo, se non ad eliminare.
Se lo chiamano la "Balena di Londra" è perché questo trader nelle ultime settimane ha mosso una quantità di denaro impressionante sul suo mercato di riferimento, quello dei <+corsivo>credit default swap<+tondo> (i titoli con cui gli investitori si assicurano contro il fallimento della loro controparte). «Non avevamo mai visto niente del genere» hanno raccontato ai giornalisti i trader di cinque fondi speculativi e di banche d’affari rivali che si sentono danneggiati dalla distorsione dei prezzi che Iksil è in grado di produrre. La Balena avrebbe accumulato una posizione enorme, da 100 miliardi di dollari, sul principale indice americano dei Cds, e con questa massa di movimento le sue operazioni sono in grado di scuotere il listino in maniera violenta. Iksil sarebbe anche riuscito a "rompere" qualcuno dei principali indici dei Cds, creando una disparità tra il valore dell’indice e quello della media dei Cds delle società.

La storia del disastro Kodak

Non è stata la velocità del passaggio dall'analogico al digitale a uccidere Kodak, che a gennaio ha fatto ricorso al Chapter 11, ma la sua lentezza. L'azienda è stata all'avanguardia tecnologica per tutti gli anni '70 e '80 e ha sempre seguito l'evoluzione della tecnologia, ma per molto tempi la necessità del cambiamento tecnologico non è stata considerata sufficientemente urgente da convincere dipendenti, investitori e dirigenti che era il caso di modificare un modo di fare affari consolidato da decenni.

Lo scrive Andrew Hill, sul Financial Times

Contro la turboborsa


I funzionari della Sec stanno indagando sugli effetti che hanno in Borsa i movimenti delle aziende che investono ad altissima velocità. Vogliono capire se hanno vantaggi illeciti sugli altri investitori.

giovedì 5 aprile 2012

Perché la Spagna spaventa i mercati

"Non c'è un dato economico che ispiri ottimismo. L'economia è attesa in frenata dell'1,7% quest'anno. Il tasso di disoccupazione è al 23%. Un giovane su due non lavora. I consumi nel 2011 si sono contratti dell'1,3%. Gli investimenti privati scendono. Il sistema bancario è in crisi, principalmente perché è troppo esposto su un settore immobiliare che dai massimi del 2008 ha registrato prezzi in calo del 25%. Le finanze pubbliche soffrono altrettanto: non solo il deficit 2011 è aumentato all'8,5% del Pil, non solo i conti delle 17 Regioni (che contribuiscono per il 57% alla spesa pubblica) danno l'impressione di essere fuori controllo, ma anche il debito pubblico sta salendo. La Spagna è sempre stata virtuosa su questo fronte, ma ieri il Governo ha annunciato che il debito dello Stato salirà al 79,8% quest'anno. Il rapporto è basso, ma il trend di crescita è preoccupante".


Morya Longo, il Sole 24 Ore, 5 aprile 2012