Agli inizi di agosto, quando dopo 7 mesi di negoziato la trattativa per la fusione di Wind Jet in Alitalia stava per fallire, i dirigenti del vettore siciliano hanno tirato fuori la loro verità: l’ex compagnia di bandiera, dicevano, da mesi stava sostanzialmente gestendo la società di Antonino Pulvirenti, per questo adesso non poteva fare saltare il tavolo e lasciarla fallire. Invece il tavolo è saltato davvero e il 13 agosto Wind Jet ha smesso di volare lasciando a terra 300 mila passeggeri.
Nella concitazione di quei giorni questa versione dei fatti è rimasta in secondo piano. Torna d’attualità adesso perché qualche giorno fa – come ha rivelato ieri il quotidiano La Sicilia e come è stato confermato dal vettore siciliano – Wind Jet ha consegnato al Tribunale di Catania un atto di citazione in cui spiega la vicenda nei dettagli e finisce col chiedere ad Alitalia 162,5 milioni di danni. La cronaca di questa trattativa ha dettagli che, se fossero confermati, sarebbero stupefacenti: manager di Alitalia che usavano delle email non aziendali per inviare ai colleghi di Wind Jet le indicazioni sulle strategie commerciali da adottare, si firmavano con dei soprannomi e chiedevano di cancellare i messaggi una volta letti. In questi testi inusuali, sostiene Wind Jet, c’erano istruzioni cruciali per la gestione della compagnia: prezzi, rotte, numero di posti da offrire, chiusure di rapporti contrattuali con i fornitori. Addirittura l’assunzione di 6 piloti di Alitalia al posto di 6 colleghi di Wind Jet a cui scadeva il contratto. I manager siciliani si sono fidati, ritenendo che adeguarsi fosse comunque utile visto che la trattativa sembrava destinata a una sicura intesa. L’accordo invece non arriverà: il 26 luglio l’Antitrust pone per la chiusura dell’operazione condizioni che Alitalia giudica troppo costose, la trattativa si guasta e a inizio agosto salta definitivamente. A Wind Jet sembrano convinti che fosse tutta una strategia per farli fallire e quindi rubargli i passeggeri. Nel documento consegnato ai giudici parlano di «concorrenza sleale per annientamento».
È per capire cosa sia successo davvero che lo scorso 7 novembre gli agenti della Guardia di Finanza sono andati nel quartier generale di Alitalia per ritirare alcuni documenti. Le fiamme gialle hanno perquisito anche gli uffici di Wind Jet, in un’indagine parallela, sempre al Tribunale di Catania, sulla contabilità dell’azienda di Pulvirenti. Alitalia comunica di non avere ricevuto nessun ricorso, giudica «completamente prive di fondamento le tesi di Wind Jet e comunque confida nella magistratura per un accertamento della correttezza del suo operato».
Nell’aeroporto Fontanarossa di Catania – il primo della Sicilia e la base della vecchia Wind Jet (che con i suoi 3 milioni di passeggeri aveva un quarto del mercato aereo siciliano e un terzo di quello dell’area catanese) – lo spazio vuoto lasciato dal vettore locale è già stato quasi tutto riempito. Il vettore sardo Meridiana ha aperto rotte su Torino, Verona, Bologna e Napoli e aumentato i voli su Milano e Roma (le tratte più preziose). Alitalia ha potenziato le rotte per Roma e Linate e ha fatto di Catania la quarta base di Air One, con due Airbus A320 che da qualche settimana la collegano anche a Torino, Verona e Venezia. Air One ha anche aumentato i voli sulle vecchie destinazioni di Pisa e Malpensa. I dirigenti dell’aeroporto catanese sperano di riuscire a portare al Fontanafredda qualche vettore low cost che porti più concorrenza nei voli su Roma.
da Avvenire di oggi
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